Homepage / Como città
Lunedì 26 Settembre 2011
Mamma doping lavora nella sanità
Tra i sospettati c'è anche un papà
Nello scandalo del doping amatoriale nNon solo una mamma erbese accusata di aver dopato la figlia per vederla primeggiare in corsia, ma anche un padre brianzolo sospettato di essersi riempito l'armadietto di medicinali proibiti.
Dopo il nuoto, il ciclismo. Dagli spifferi più inquietanti che trapelano dalla maxi inchiesta condotta dalla Procura di Torino su un giro di doping nel mondo dello sport amatoriale emerge un nuovo incredibile retroscena, che riguarda il Comasco. Non solo una mamma erbese accusata di aver dopato la figlia per vederla primeggiare in corsia, ma anche un padre brianzolo sospettato di essersi riempito l'armadietto di medicinali proibiti. Il figlio di quest'ultimo pedala veloce negli under 15. E lo fa ormai da tanti anni. Il fatto che il nome del padre spunti ora all'improvviso e inaspettato tra quelli su cui gli inquirenti hanno in corso accertamenti per probabili acquisti di anabolizzanti, fa temere un nuovo caso di genitore così invasato da non preoccuparsi per la salute del figlio.
Un'assenza di remore che risulta ancor più incomprensibile nel caso di mamma-doping. La donna, infatti, lavora nella sanità comasca. Ed è lecito attendersi che conosca molto bene le conseguenze che potrebbe avere sulla salute della figlia l'utilizzo di certe sostanze.
Al telefono la donna, intercettata dagli uomini del Nas dei carabinieri, non ammetteva giustificazioni per la bimba-campionessa: «Deve vincere». Costi quel che costi. «Mia figlia non deve arrivare seconda». Dice il procuratore Raffaele Guariniello: «La posta in palio è la salute dei tanti giovani che praticano attività sportive, anche a livello amatoriale, e frequentano le palestre». Giovani che - sospettano gli investigatori - vengono trascinati da genitori negli studi di autoproclamatisi medici sportivi per incrementare le loro performance. Potrebbe essere il caso di Davide Ardigo Alfred Posca, il laureato in farmacia con studio a Carugo in via Tazzoli. Si sospetta che possa essere proprio lui il «preparatore atletico» al quale mamma-doping si è rivolta per propinare alla figlia le sostanze proibite utili a far crescere le prestazioni della baby atleta.
Leggi l'approfondimento su La Provincia in edicola lunedì 25 settembre
© RIPRODUZIONE RISERVATA