Don Giusto e la parrocchia
che adotta i profughi di Como

Un pezzo di Africa nel bel mezzo di un quartiere. Trenta profughi provenienti dalla Libia ospitati nella casa parrocchiale di Rebbio e intorno a loro un'ottantina di persone.

REBBIO Un pezzo di Africa nel bel mezzo di un quartiere alla periferia di Como.
Trenta profughi provenienti dalla Libia ospitati nella casa parrocchiale di Rebbio e intorno a loro un'ottantina tra volontari, insegnanti, abitanti del quartiere che hanno voglia di darsi da fare. Mentre a Como i profughi sono visti con un certo distacco, se non quando con disgusto a Rebbio c'è un parroco, don Giusto Della Valle, che non fa distinzioni tra razze e colori della pelle.
Così, mentre in altre parti della città o in altri comuni della provincia, i profughi sono ospiti che si trascinano da una parte all'altra in ciabatte e borse di plastica, a Rebbio sono cittadini che stanno imparando a integrarsi. E la gente quando parla di loro, sorride. La differenza è questa qui. «Fin da subito abbiamo deciso che non fossero assistiti - spiega il don -. Sono loro che si occupano delle pulizie delle loro stanze, che provvedono al loro vestiario, che si cucinano da mangiare. Sono cittadini che si sono trovati in situazioni di bisogno. E siccome è facile dire "restiamo umani" e di questi tempi lo si dice spesso, si tratta di esserlo veramente. Di sorridere. Di salutare, di chiedere come va». Così don Giusto non solo ha dato disponibilità ad ospitare i profughi ma ha anche coinvolto i parrocchiani e i ragazzi dell'oratorio. Non solo, grazie a un ponte con Croce rossa e Caritas i profughi possono anche contare sulla scuola di italiano settimanale. Una rete di aiuti e condivisione talmente naturale che il parroco si sorprende: «Nessuno del Comune è ancora arrivato in visita ufficiale a dire benvenuti nella nostra città, sappiamo che arrivate da una situazione difficile ma vi aiuteremo. Io ho vissuto tanti anni in Africa e il capo villaggio arrivava sempre ad aiutare i nuovi».

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