Treni, giornata nera
per tornare da Milano

In serata un convoglio soppresso, l'altro affollato e in ritardo. Infuriati centinaia di pendolari comaschi

COMO - Lunedì, Milano Porta Garibaldi, ore 18: scene da film. I pendolari diretti verso Como che aspettano di salire sul treno delle 18.08 e delle 18.38 sono incollati al tabellone luminoso degli orari, ma non partiranno, almeno non subito.
Le due corse saranno il loro, ennesimo, incubo del ritorno a casa dopo il lavoro. Il treno delle 18.08 non partirà: «L'hanno soppresso - dice una pendolare infuriata - ma ovviamente non ci dicono nulla, inutile chiedere perché. Figuriamoci».
Quello delle 18.38 partirà con i dieci minuti di ritardo annunciati, ma poi si fermerà più di mezz'ora nelle varie stazioni lungo il tragitto (Monza, Lissone, Desio) e non per far salire i passeggeri, piuttosto per stiparli. Sulla banchina ce n'è il doppio del solito, ci sono quelli del treno soppresso, quelli del treno in ritardo e «quelli di uno ancora prima, ugualmente soppresso» precisa una passeggera.
La gente si schiaccia tra i sedili e nei corridoi, è talmente tanta che le porte faticano a chiudersi e il treno arranca quando riparte. Dentro le carrozze un caldo soffocante e un'aria nauseabonda. C'è solo da ringraziare se non si è pendolari.
Il disagio è massimo e all'assurdità di un viaggio che sembra fatto dentro un bidone di sardine, si aggiunge quello di non sapere perché.
I pendolari protestano ogni giorno e hanno ragione, anche perché il disagio di arrivare tardi ha un'effetto domino. I disagi si moltiplicano. I pendolari-sardine appena riescono a trovare lo spazio per infilare una mano in tasca e prendere il cellulare chiamano a casa: «Ho perso il passaggio chi viene a prendermi?», «Sposta la cena con gli amici», «Non aspettarmi». Poco prima delle 20 il treno partito alle 18.48 ferma a Cantù Cermenate.
Secondo l'orario, partendo da Milano Porta Garibaldi alle 18.38 avrebbe dovuto arrivare a Chiasso alle 19.43.

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