Cantù, il merletto piange
Biennale in tono minore

Calo di ingressi alla rassegna che si chiude domenica, dovuto all'introduzione del biglietto di ingresso, inevitabile per riuscire a coprire le spese

CANTÙ Tesori d'artigianato d'arte spesso di valore impagabile, i merletti. Ma stavolta, alla decima edizione della Biennale internazionale del merletto, da pagare c'era qualcosa. Il biglietto. E alla fine s'è pagato pure lo scotto, con un taglio dei visitatori rispetto alle rassegne passate.

Rassegna dei vent'anni, quella su cui cala il sipario domenica, e gli organizzatori, il Comitato per la promozione del merletto, non nascondono che se l'apprezzamento per l'alta qualità dell'allestimento e dei pezzi in mostra è stato unanime da parte di visitatori e addetti ai lavori, non si può negare il calo nelle presenze: «Purtroppo è vero - ammette la presidentessa Renata Casartelli - i visitatori sono stati meno di quanto speravamo e ci aspettassimo».

Latitante soprattutto il pubblico di casa, quello della città e dei paesi vicini.
Probabilmente anche per mancanza di cultura museale in materia di merletti. Perché i canturini - commenti simili si sono sentiti alla Biennale - si sono detti stupiti di dover mettere mano al portafoglio per ammirare dei pizzi, come quelli che si conservano a casa nel cassettone fatti dalla nonna.

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