Natale, luminarie a rischio
Un negozio su due dice no

Il Comune: perché l'operazione sia sostenbile occorre che aderisca almeno il 70% degli esercizi. Ad oggi in nessuna delle vie cittadine non si raggiunge neppure il 50%

COMO «Abbiamo verificato che, perché l'operazione sia sostenibile, occorre che aderiscano almeno il 70% dei negozi di ogni via interessata all'illuminazione. Ad oggi le adesioni non raggiungono per nessuna delle vie cittadine nemmeno il 50%. Stando così le cose, in accordo con i partner di shopinComo, Ucpts, Csu, Camera di Commercio e Comune, non saranno collocate le luminarie natalizie». A scriverlo è il dirigente del Comune Marco Fumagalli ai commercianti della città chiarendo anche i termini di adesione sono prorogati a domenica e che se lunedì non sarà raggiunto il numero minimo sarà ufficializzato l'addio alle luminarie. L'amministrazione, dal canto suo, ha garantito il pagamento dell'energia elettrica e la logistica per un importo non inferiore a 15mila euro.
Sulle luminarie natalizie, però, non c'è mai pace. Ogni anno all'ombra del Duomo esplode una polemica diversa e, quest'anno, le luminarie rischiano pure di restare spente.
A lanciare l'affondo è il consigliere comunale del Pdl <Giovanni Acelti>: «Da consigliere comunale e pure da commerciante dico che è vergognoso che i miei colleghi non abbiano 70 euro oltre a Iva per le luci di Natale. A dieci giorni dall'avvio delle manifestazioni non si è arrivati neanche al 50%. Mi spiace perché l'assessorato ha lavorato bene, ma i comaschi sappiano il perché non ci saranno le luci. E, per una volta, la colpa non sarà del Comune».
Le polemiche serpeggiano anche tra gli esercenti. «Sono favorevole alle luminarie - dice Michele Cappelletti, titolare di un negozio in via Luini e di uno in via Cinque Giornate - e in passato si spendevano anche più di 180 euro. Invito però il Comune a una maggiore organizzazione. Nel mio negozio di via Cinque Giornate non è passato nessuno a chiedere l'adesione e se si presentano a macchia di leopardo è evidente che poi non si raggiunge il 70%». Da via Carloni  arriva invece la presa di posizione di Enzo Noseda: «Non ho aderito perché il progetto è organizzato male. Saremo lieti di provvedere autonomamente e spendendo meno della metà di quanto richiesto dal Comune  a rendere più piacevoli le nostre vetrine, anche se ritengo queste spese un inutile tributo al consumismo».

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