Gli industriali smentiscono le borse
«Ma che baratro, il nostro tessile va»

Taborelli: il mondo cambia. Nel 2012 ci sarà crescita. Briccola: sento voglia di riscossa

COMO Gli imprenditori comaschi del tessile non vogliono sentir parlare del "baratro" citato da Emma Marcegaglia, o delle previsioni negative dell'ultima indagine congiunturale di Unioncamere Lombardia.
I dati sono in flessione, la crescita comasca appare lenta ma, ci dicono, oltre alle statistiche c'è l'esperienza quotidiana di chi gli ordini li cerca e li trova.
«Non c'è declino - afferma Ambrogio Taborelli, imprenditore tessile e past president di Confindustria - e il 2012 sarà di crescita. Il mondo cambia e dobbiamo adeguarci. Non c'è nessun baratro - aggiunge -, il Paese è una grande famiglia coi problemi di una famiglia piccola, che deve decidere come spendere al meglio i propri soldi. E ora è tempo di spenderli solo per la crescita, dato che la torta è sempre più piccola».
Una torta da cui molti resteranno esclusi, per quella "selezione naturale" che piace tanto agli economisti ma che, nel silenzio che accompagna la chiusura di tante piccole imprese, genera drammi pericolosi per la stabilità sociale. L'imprenditore non ignora certo i problemi, compresa la mancanza di soldi che assedia anche le migliori imprese, fra credit crunch e clienti che non pagano, ma - dice -  «non c'è il diritto innato per tutti a star bene, tant'è che il Far East sta sempre meglio, ma a spese nostre. Sta a noi rimboccarci le maniche. Basta con questa cultura dei diritti per tutti, reclamati negli striscioni della Cgil: i diritti sono figli dei doveri».
Per Graziano Brenna, vicepresidente di Confindustria e fornitore del lusso con un gruppo da 120 dipendenti, «baratro è un parolone che non rispecchia la realtà, ma senz'altro siamo stanchi di una politica che non ha nulla a che fare con la vita del Paese. Nei fatti - aggiunge - per il tessile gli ultimi mesi sono stati discreti, con un certo risveglio del settore». E spiega che per le sue imprese il punto di forza «è dato dal fatto di essere in un distretto dove non manca nulla per operare bene grazie a flessibilità, creatività e saper fare».
«Chi ha la fortuna - dice Attilio Briccola, presidente della Compagnia delle Opere - di lavorare molto sui nuovi mercati esteri sente ben poco la crisi, che è soprattutto dell'Europa. Anche se resta il problema finanziario, dato che chi sta lavorando con l'estero e ha bisogno di finanziare la ripresa è in difficoltà per l'irrigidimento del sistema bancario». Anche per lui «nessun baratro, i nostri fondamentali sono forti e sento una forte riscossa delle imprese e della gente, ma bisogna che tale forza venga agevolata e non ostacolata». Perciò - aggiunge - «un Governo di emergenza va bene perchè se gli obiettivi sono certi e il sostegno politico c'è, ce la facciamo».
«In ottobre - dice Simone Tettamanti, a capo del gruppo Neoseta - le nostre aziende hanno fatto il record storico di fatturato, ma sappiamo bene di essere in una congiuntura non prevedibile, che  dà buoni risultati ma anche brusche frenate. So che che molte aziende stanno andando bene; sono quelle che da ben prima della crisi hanno innovato nei processi produttivi, che hanno creato ricambio generazionale, fissato nuovi spazi sui mercati, aperto sedi all'estero».


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