Dagli sms e dalle mail
le accuse a don Marco

L'avvocato difensore: il parroco è molto provato. Lunedì l'interrogatorio del giudice

COMO Sms inviati sul telefonino della minorenne fino a pochi giorni prima dell'arresto. Scambi di mail che attesterebbero l'esistenza di una «relazione» tra il prete, in cella da mercoledì con l'accusa di violenza sessuale continuata e aggravata, e la ragazzina.

Ci sono anche questi elementi nell'atto d'accusa contro don Marco Mangiacasale, l'ex parroco di San Giuliano, già vicario a Lomazzo, che secondo la Procura avrebbe approfittato dei «poteri connessi alla sua posizione» di sacerdote per abusare sessualmente di una giovanissima. Episodi che, sostiene l'accusa, sarebbero iniziati nell'autunno del 2008 e proseguiti fino allo scorso febbraio, quando la giovane ha raccontato di quella relazione all'attuale parroco di San Giuliano.

Ieri mattina don Marco ha ricevuto in carcere la visita del suo avvocato difensore, il penalista Renato Papa. Quasi due ore di colloquio al termine del quale il legale si è limitato a dire che ha trovato il sacerdote «sofferente e molto provato». Nulla emerge sulla linea difensiva, ma il religioso avrebbe detto al suo avvocato di avere intenzione di comportarsi «con dignità» e quindi di voler rispondere alle domande del giudice delle indagini preliminari, nel corso dell'interrogatorio di garanzia che si svolgerà lunedì prossimo al Bassone.

Il gip Maria Luisa Lo Gatto, che ha firmato il provvedimento restrittivo chiesto dal pubblico ministero Simona De Salvo, ha motivato l'arresto con il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.

Don Marco, infatti, aveva ancora contatti praticamente quotidiani con la minorenne, la quale - per quanto già sentita dal magistrato titolare del fascicolo - avrebbe potenzialmente potuto subire pressioni dal sacerdote.

A verbale la ragazzina ha raccontato gli oltre tre anni di relazione con don Marco, spiegando l'evoluzione di un rapporto la cui violenza, secondo l'accusa, è consistita nella giovanissima età della vittima e nel ruolo ricoperto dall'uomo finito sotto inchiesta, ma non di rapporti pretesi con la violenza.

Al vaglio degli inquirenti, ora, c'è anche ciò che gli agenti della polizia giudiziaria hanno sequestrato nell'appartamento di via Maurizio Monti dell'ex parroco: quattro iPad, due telefoni cellulari, un computer portatile. Gli esperti informatici della procura verificheranno se, nella memoria dei supporti elettronici, ci sono tracce di contatti con la minorenne.

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