Don Marco in carcere
Cento lettere per lui

C'è il parrocchiano di San Giuliano, che scrive perché vorrebbe andare a trovarlo in carcere. C'è il sacerdote, che prende carta e penna per dire che non riesce ancora a crederci. Ci sono i fedeli che si limitano a porre una domanda, destinata a restare senza alcuna risposta: perché? Don Marco in carcere continua a ricevere lettere

COMO C'è il parrocchiano di San Giuliano, che scrive perché vorrebbe andare a trovarlo in carcere. C'è il sacerdote, che prende carta e penna per dire che non riesce ancora a crederci. Ci sono i fedeli che si limitano a porre una domanda, destinata a restare senza alcuna risposta: perché?
Sono almeno due al giorno le lettere che Don Marco Mangiacasale, l'ex parroco di San Giuliano in cella dal 7 marzo scorso con l'accusa di approfittato del suo ruolo di prete per allacciare relazioni sentimentali e soprattutto sessuali con ragazzine minorenni, riceve dal Bassone. Un centinaio di comaschi, in queste settimane, ha infatti affrancato una busta per poter spedire i propri pensieri direttamente al carcere, dove il sacerdote e rinchiuso, oppure nello studio dell'avvocato difensore, il penalista Renato Papa. Qualcuno incredulo. Qualcun altre desideroso di confermare il proprio affetto nonostante tutto. Altri arrabbiati. Ma la maggioranza dei mittenti, in quelle lettere all'ex economo della Diocesi che ha già confessato i reati contestati dalla Procura cittadina, parlano di smarrimento.
«Chi scrive sono soprattutto fedeli che non si riescono proprio a spiegare come la persona che avevano conosciuto, e che hanno imparato ad apprezzare, possa essere finito in una simile inchiesta», conferma l'avvocato Papa. Una fitta corrispondenza, quella dei comaschi con l'ex parroco di San Giuliano, nella quale non mancano «testimonianze di vicinanza umana». Ma è lo stupore il sentimento che accomuna gli estensori delle lettere.
Non sono pochi coloro che hanno messo nero su bianco lo sbigottimento, affermando di non capire come la persona che pensavano di conoscere possa essere stato protagonista di ciò che lui stesso ha confessato di aver fatto.
In queste settimane, inoltre, in Tribunale - sia nell'ufficio del giudice delle indagini preliminari che in Procura - si sono presentati tantissimi fedeli che hanno chiesto di poter ottenere il permesso di colloquio in carcere con don Marco. Richiesta respinta. Gli unici autorizzati sono ovviamente gli avvocati, i familiari di don Mangiacasale, e Salvatore Zizolfi, lo psicologo che sta tracciando un ritratto del religioso - per valutare se nell'inchiesta vi sia spazio per un approfondimento psichiatrico - e che è stato incaricato dai legali di fornire un sostegno all'indagato. Già cinque sono stati gli incontri, in questi primi cinquanta giorni di carcere.

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