La scissione del Pdl a Como
Da autonomia comasca al Comune

Nel 2010 otto addii in Provincia. Polledrotti: «Il Pdl non andava gestito come l'Msi». E poi lo strappo a Palazzo Cernezzi. Frigerio: «Niente alibi volevano eliminare FI»

COMO Il primo terremoto sotto il cielo del Pdl comasco risale all'ottobre del 2010, anche se più di una crepa c'era già stata nei mesi precedenti. Un terremoto che ha portato sei consiglieri e tre (poi scesi a due) assessori provinciali a sbattere la porta in faccia al partito in contestazione con il coordinatore provinciale, il senatore Alessio Butti e con il suo vice Patrizio Tambini. I frondisti danno vita ad Autonomia Comasca. Pochi giorni dopo altri 5 consiglieri comunali fanno lo stesso, per gli stessi motivi, a cui aggiungono anche accuse nei confronti del sindaco Stefano Bruni. E costituiscono un gruppo autonomo.
Lo strappo in Provincia
L'11 ottobre 2010 in amministrazione provinciale si consuma lo strappo. Gli assessori Ivano Polledrotti, Achille Mojoli e Sergio Mina (ma ha cambiato idea subito dopo tornando sui suoi passi) e i consiglieri Giancarlo Galli, Ivano Bernasconi, Paolo Frigerio, Roberto Cigardi, Enrico Manzoni e Mario Pozzilasciano il Pdl e fondano Autonomia Comasca. Un anno e mezzo dopo alla luce del 13% in città del Pdl è lo stesso Polledrotti a commentare i risultati: «Quello che si semina si raccoglie. La fusione a freddo tra FI e An ha messo insieme due mondi completamente diversi e noi abbiamo sempre contestato la gestione locale del partito. Il modus operandi della marcia su Villa Gallia (organizzata dai fedelissimi di Butti in risposta all'incontro per analizzare il voto del 2010 promosso dai rinaldiniani, ndr) non poteva e non può essere condiviso dai moderati. Butti pensa di gestire il Pdl come l'Msi e questi sono i risultati. I migliori se ne sono andati e se ne stanno andando. E i vertici regionali e nazionali sono rimasti in silenzio. Se Butti e Tambini andranno avanti ad operare riusciranno nel compito perfetto di eliminare Forza Italia».
L'esperimento di Autonomia Comasca avrebbe dovuto portare a una candidatura alla presidenza della Provincia si è scontrato con l'abolizione dell'Ente. A Cantù ha ottenuto il 5%. L'idea degli autonomisti probabilmente tornerà in auge quando verranno ridefiniti gli assetti della rappresentanza in Provincia.
Lo strappo in Comune
L'addio di una parte dei liberal al Pdl è maturato pian piano. «All'inizio del 2010 - spiega l'ex capogruppo degli autonomi Piercarlo Frigerio - io e altri cinque consiglieri Pdl abbiamo ricevuto una pretestuosa lettera di censura per aver votato una mozione dell'opposizizione che prevedeva di prestare più attenzione al cantiere paratie. Il significato intrinseco era che gli interessi politici e di partito sarebbero sempre stati anteposti a quelli amministrativi e della città e il senatore Butti parlò di sfumature anarcoidi da parte nostra».

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