Butti sconfitto
trova il colpevole

Per il senatore è Mantovani la causa della debacle del Pdl. «Rimetto l'incarico, faccia altrettanto Vince il non voto, non Lucini: poche 21mila preferenze»

COMO L'elettorato di centrodestra deluso ha scelto l'astensione e non Mario Lucini. Per il Pdl «non si tratta del risultato peggiore d'Italia». Quanto alle parole di Silvio Berlusconi, che avrebbe voluto liste civiche e non il simbolo del partito: «C'è stato un input nazionale sull'utilizzo del marchio. Come si concilia con le dichiarazioni dell'ex premier? Chiedete a lui».
Il senatore Alessio Butti, coordinatore provinciale del Pdl, si difende così dopo il disastroso verdetto del ballottaggio (Laura Bordoli si è fermata al 25,1%) e ribadisce di aver rimesso il mandato nelle mani del segretario Angelino Alfano (lo stesso ha fatto il vice Patrizio Tambini): «Ora deciderà Alfano cosa fare, come prevede lo statuto. Ma attendiamo anche un segnale dal coordinamento regionale, lo riteniamo indispensabile dopo tutta questa ambiguità. Inoltre, chiediamo che gli iscritti possano esprimersi in un congresso da tenersi a giugno o settembre. Mi candiderò? Lo valuteremo con gli amici e il coordinamento».
«Non è il risultato peggiore d'Italia, in altre città il Pdl non è nemmeno arrivato al ballottaggio - dice Butti - E non si può fare un confronto con cinque anni fa, il Pdl non esisteva (Forza Italia e An in città superarono il 43%, ndr). Abbiamo condotto una battaglia definita da molti una missione impossibile, l'abbiamo fatto contro tutto e tutti, con dignità e coerenza unite all'entusiasmo, almeno nella prima fase. Registriamo una battuta d'arresto e come coordinamento provinciale ce ne assumiamo la responsabilità, visto che non abbiamo un coordinatore cittadino perché ci è stato impedito di fare il congresso». 
Secondo i vertici locali del Pdl, al ballottaggio Lucini non avrebbe ottenuto consensi da elettori di centrodestra: «Lucini ha fatto il pieno nella sua area - dice Tambini -. Rispetto al primo turno ha preso 7mila voti in più grazie ai comaschi che in precedenza avevano scelto altri candidati sindaci vicini al centrosinistra, vale a dire Patelli, Supino, Molteni e Rapinese. Basta fare la somma e i conti tornano. I sostenitori di Gaddi, invece, hanno deciso di astenersi, lo stesso candidato l'ha dichiarato».
I pidiellini delusi avrebbero insomma scelto l'astensione: «Laura Bordoli è salita di quasi 2mila voti rispetto al primo turno, sono arrivati per lo più dalle civiche di centrodestra. Ma pesa il fatto che, al ballottaggio, siano andate alle urne 12mila persone in meno».
«Sicuramente - riprende Butti - abbiamo commesso degli errori. L'estate corsa avevamo avviato un percorso con le categorie per preparare un programma vincente e moderno, ma dalle associazioni non è arrivato un granché in termini di contenuti. Poi si è deciso di fare le primarie. Ci siamo dannati l'anima per cercare un candidato sindaco, abbiamo fatto incontri e abbiamo parlato con molte persone; qualcuno ha dato la disponibilità a candidarsi per il Pdl ma solo a patto di non sottoporsi alle primarie.

L'intera intervista su La Provincia in edicola mercoledì 23 maggio

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