Aiutò Arrighi dopo l'omicidio
I parenti ora chiedono i danni

Causa civile contro Emanuele La Rosa coinvolto nella decapitazione di Giacomo Brambilla. Chiesti 300mila euro di danni al pizzaiolo di Senna Comasco che ha patteggiato 3 anni e 5 mesi per vilipendio di cadavere

COMO Emanuele La Rosa, il pizzaiolo di Senna Comasco che nel febbraio 2010 non ha esitato ad aiutare il genero Alberto Arrighi a decapitare il corpo di Giacomo Brambilla, è stato chiamato a giudizio dai familiari della vittima in una causa civile che inizierà nel novembre prossimo in tribunale a Como.

I parenti di Brambilla, la moglie, il figlio, il fratello e i genitori dell'uomo brutalmente assassinato nell'armeria Arrighi di via Garibaldi, chiedono a La Rosa un risarcimento complessivo di 300mila euro per aver "deturbato barbaramente" il corpo del loro caro e per aver così causato "sofferenze e patimenti".

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