Ciclista travolto a Lomazzo
Il racconto dell'accompagnatore

Mario Moscatelli, il pensionato alla guida dell'ammiraglia. Non riesce a darsi pace. "Io ero dietro a circa centocinquanta metri, avrei voluto essere più sotto. Ma c'era di mezzo il furgone. Quello che ho visto lo ricorderò per tutta la vita"

LOMAZZO - La scena, terribile, resterà per sempre impressa negli occhi dei ragazzi e del loro accompagnatore.
Gli amici della squadra di ciclismo. Increduli, con la testa tra le mani. Fra grida di disperazione. "Vale, Vale". Calmati a fatica dal personale medico del 118. E dagli stessi genitori, accorsi sul posto.
Ma il terrore negli occhi anche dell'esperto Mario Moscatelli, il pensionato alla guida dell'ammiraglia. Non riesce a darsi pace. «Io ero dietro a circa centocinquanta metri, avrei voluto essere più sotto. Ma c'era di mezzo il furgone. Quello che ho visto lo ricorderò per tutta la vita. Purtroppo, probabilmente, anche per i ragazzi sarà impossibile dimenticare». 
Mario Moscatelli probabilmente non avrebbe potuto fare proprio niente contro l'atroce destino che ha strappato Valerio alla sua vita di adolescente.
"È da cinquant'anni che sono dentro nel ciclismo, ne ho viste tante, ho visto cadute bruttissime. Ma questa, purtroppo, mi rimarrà per sempre impressa. Sono stato il primo a vedere cosa si potesse fare con i soccorsi. Purtroppo, Valerio era già morto sul colpo. L'ho accarezzato sulla testa. Non si poteva fare niente". 
Inutile anche la protezione. "Aveva il casco, ma con un incidente del genere non poteva servire. Andavano tutti piano, tranquilli, bene in fila. Finché questi quattro ragazzi si sono tutti ritrovati in mezzo a questo disastro. Chi piangeva. Chi gridava".
L'orrore è piombato in una delle tante mattinate di allenamento. Cruciale, il momento sportivo che stanno attraversando ragazzi tra i 16 e i 18 anni, considerati gli anni più importanti della formazione. Tutto l'anno, il minimo dell'allenamento è di tre giorni alla settimana.
Si affrontano semplici sgambate, a volerla dire in gergo, da quaranta chilometri, come prove di tappa da 130 chilometri. D'estate, l'allenamento è ancora più intenso. Ragazzi come Valerio stanno sul sellino per sei giorni su sette. Magari, anche nel riposo, si sacrifica un po' di altro tempo per lo sport.
Tutto il Club Ciclistico Canturino 1902 piange la prematura scomparsa del giovane corridore Valerio Zeffin.
"Con Valerio se ne va un ragazzo del Canturino che ha contribuito a tenere alto il nome della nostra società sportiva - spiega il presidente Flavio Spinelli -. La sua semplicità era riconsciuta da tutti, oltre che un bravo ragazzo e un buon ciclista, era un giovane serio e volenteroso".
Tutto lo staff dirigenziale, i compagni di squadra e i tifosi si stringono attorno ai familiari con un affettuoso e commosso abbraccio.
In segno di lutto e in rispetto alla memoria di Valerio Zeffin, la società ha sospeso per il fine settimana ogni attività agonistica.

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