Como, tagli ai fondi
Rivolta degli asili privati

Rossetti (Rebbio): «Nel 2014 compiremmo cent'anni, ma così rischiamo di chiudere». Puricelli (Orsoline): «Suppliamo carenze dello Stato»

COMO - I responsabili della gestione delle scuole d'infanzia paritarie si interrogano sul futuro. Di fronte allo shock dei tagli annunciati dal Comune sui contributi che passeranno da 11.300 a 7mila euro per ogni sezione, faticano a prevedere un seguito al loro impegno e ammettono di poter realisticamente immaginare solo la resa.
«Siamo molto preoccupati, non vediamo soluzioni - ammette Emilia Amati coordinatrice della scuola "Padre Ceriani"-"asilo" parrocchiale del Crocifisso in viale Varese -. Da venti anni il contributo comunale è invariato mentre i costi sono aumentati».
«La scuola d'infanzia di Rebbio avrebbe compiuto giusto 100 anni nel 2014»: usa il condizionale il presidente Severino Rossetti, anche medico del quartiere, chiarendo che non vede via d'uscita.
«Ci rivolgiamo a un'utenza dal reddito medio-basso che sceglie questo servizio anche per la qualità della proposta educativa. A fronte della riduzione del contributo ministeriale avevamo già elevato i costi per le famiglie (1850 euro all'anno pasti compresi) di 15-20 euro al mese, ma non è neppure ipotizzabile ora l'idea di caricare ulteriormente le famiglie che già arrancano - continua Rossetti - se dovessimo applicare i tagli annunciati dal comune passeremmo dai 45 mila euro ricevuti lo scorso anno a 29 mila euro scarsi, ci troveremmo di colpo con un buco di 16mila euro. Si tratta di 4 sezioni, 100 bambini improvvisamente penalizzati. Se questo è il primo passo della giunta di sinistra attenta ai problemi sociali...». 
«Questo provvedimento è fallimentare, un autogol» commenta il rettore dell'Istituto Orsoline don Carlo Puricelli che da tre anni ha aperto la scuola d'infanzia oggi in funzione con 3 sezioni per complessivi 50 bambini.
«Mentre per gli altri gradi di scuola possono entrare in gioco motivi ideologici nel confronto fra servizi gestiti da soggetti diversi, per la scuola d'infanzia il privato ricopre un ruolo macroscopico di supplenza: qualora dovessimo chiudere, come del resto già hanno chiuso molte realtà proprio per mancanza di risorse, l'ente pubblico si dovrebbe accollare una situazione ingestibile».

Leggete l'approfondimento su "La Provincia" in edicola oggi (14 settembre 2012)

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