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Mercoledì 03 Ottobre 2012
Como non c'è mai
ai tavoli che contano
Como nella stanza dei bottoni non c'è. Sui tavoli che contano, la voce del territorio è flebile o del tutto inesistente, a dispetto delle battaglie di questi giorni che mirano a non far perdere alla nostra città lo status di capoluogo provinciale, evitando l'accorpamento con Monza.
La doccia fredda di giornata arriva da Milano e in particolare dal collegio di vigilanza della società Pedemontana: per la giornata di oggi era in programma un vertice su una serie di aspetti tecnici che riguardano da vicino il primo lotto della tangenziale comasca, peccato che il Comune di Como non sia stato invitato. Il motivo? La città risulta rappresentata in quella sede - per quanto possa sembrare incredibile - dal Comune di Grandate. Un pasticcio frutto di indifferenza e superficialità (ne parliamo a parte nel dettaglio), come se per il capoluogo lariano il destino della tangenziale non fosse una priorità. Evidentemente, viene da pensare, non è bastata l'atroce beffa degli anni scorsi, quando il secondo lotto della nuova autostrada - inizialmente previsto da tutti i progetti - venne sfilato sotto il naso ai comaschi, trasformando la tanto attesa infrastruttura in un'incompiuta (di fatto la strada terminerà nella brughiera di Albate).
Ma la debolezza del territorio emerge anche in contesti molto diversi. Basti pensare alle mille polemiche legate allo strapotere del polo varesino dell'Università dell'Insubria rispetto al polo comasco. In barba a uno statuto che prevede la parità tra le due sedi, il centro decisionale è sempre rimasto a Varese e Como si è dovuta accontentare, fin dalla fondazione dell'ateneo, del rettore vicario (con meno corsi e meno docenti). E ancora: restando in ambito scolastico, persino il provveditore agli studi Claudio Merletti è da tempo in condivisione con Varese.
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