Aiuto ai licenziati: idea da Cantù
Fondo con gli stipendi dei politici

Per  sostenere concretamente i lavoratori lasciati a casa nel Comasco, Matteo Ferrari,  ex candidato sindaco di Cantù, invita i politici del territorio a versare parte dello stipendio in una "cassa" che servirà per aiutare le persone che hanno perso il posto di lavoro.

Cantù - Un fondo di solidarietà per aiutare i lavoratori in difficoltà a causa della crisi delle aziende. Alimentato però non con i fondi dei Comuni ma con gli stipendi dei politici.
A proporre l'idea è stato l'ex candidato sindaco Matteo Ferrari del gruppo InCantù.  Pur non avendo mai risparmiato critiche a Claudio Bizzozero, stavolta prende le sue difese in merito all'uscita del sindaco che ha detto che «oggi un commerciante se non evade il fisco non può stare in piedi».

Ferrari condivide: «Come condannare chi a fine mese decide di anteporre all'erario la sopravvivenza delle famiglie dei propri dipendenti? Non mi sorprende che le critiche provengano dai rappresentanti locali dei soliti partiti, espressione dei privilegi di una casta dura a morire». Tanto, prosegue l'esponente di InCantù, da ritenere «una presa in giro» la visita che nei giorni scorsi gli esponenti del Pd, come il deputato <+nero>Chiara Braga<+tondo>, hanno fatto al presidio dei lavoratori di Eleca.

Politici, prosegue, che percepiscono indennità mensili corpose. «Proponiamo - l'idea lanciata da Ferrari - la creazione di un fondo sociale  provinciale, costituito dai Comuni comaschi dove si sia registrata un'improvvisa cessazione delle attività industriali, gestito da un organo collegiale composto dai sindaci degli enti aderenti». 

E su come finanziarlo l'idea è chiara: «Con il conferimento di un terzo dello stipendio e o dell'indennità percepita dai parlamentari e consiglieri regionali comaschi, dai manager pubblici, dai presidenti e consiglieri delle società partecipate. E se tutto ciò vuol dire essere populista allora populista est».

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