Dagli 8mila alla diga di Moledana
Oreste Forno, una vita sui monti

Il grande alpinista erbese ha rinunciato ad una carriera come manager Ibm

ERBA Una terrazza grande quanto un lago. È la diga di Moledana da dove si affaccia l'alpinista e scrittore erbese Oreste Forno. La sua è una professione speciale: è il custode della diga che chiude la Val dei Ratti, sopra il paese di Frasnedo, in provincia di Sondrio. Con turni periodici dalla sua casa di Erba sale in vetta a fare "Il mestiere più bello del mondo", come dice il titolo del libro appena uscito da Bellavite.

Dal 2004 per incarico della Edison Forno, 61 anni, è il guardiano della diga di Moledana, aggrappata al monte Tracciolino. Da lassù il mondo è un'altra cosa. «La custodia è organizzata su turni che possono variare da una settimana a periodi più lunghi d'inverno - spiega Forno - . Avrei potuto continuare a girare il mondo, ma alla fine non posso desiderare un posto migliore di questo. Inoltre in questo modo posso dedicarmi molto di più alla famiglia, ai miei ragazzi Franco e MatteO (dodici e dieci anni) che spesso hanno visitato la diga. Qui le giornate e soprattutto le nottate sono lunghe. Di solito le riempio scrivendo. Ho iniziato così a scrivere, inventando favole per i miei bambini».

Molti vanno a trovare il guardiano della diga, prendono una boccata d'ossigeno e non solo in senso letterale. Il tempo prende un altro ritmo, quello delle stagioni e semmai dei passi di una lunga camminata. «Si deve fare fatica - dice Oreste Forno - per arrivare alla diga. Un piede dietro l'altro, ci si accorge che ci eravamo sbagliati, che forse il mondo non è o non dovrebbe essere quello della fretta, del tutto e subito, del tempo che corre e non ci si guarda più in faccia».

Fare il guardiano della diga è insomma una professione contemplativa, oltre che molto pratica. Il guardiano deve riconoscere pozzi piezometrici, sfioratori e risalire con il trenino i tornanti del Tracciolino per raggiungere la sua postazione. La centralina di controllo dà direttamente sul grande bacino idrico trattenuto dall'immensa muraglia. Tutto intorno le creste diventano ghiacciai e d'inverno serve attrezzarsi con mezzi chiodati per raggiungere il posto di lavoro in vetta. Ha preferito il silenzio nella conca tra la Valtellina e la Val Chiavenna a tante strade apparentemente più invitanti.

Per un certo periodo Forno è stato professionista dell'Ibm, con una carriera da manager che gli si prospettava ricca di successi. Come alpinista è fra è i pochi che hanno potuto ammirare il cielo degli ottomila, e avrebbe potuto diventare uno dei numeri uno dell'alpinismo internazionale. Ma c'è qualcosa che gli ha fatto cambiare idea: il cielo a specchio nella conca del Tracciolino.

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