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Sabato 12 Gennaio 2013
Morì a un anno dopo le botte
A processo il padre di Sinthia
E' accusato di avere maltratto e malmenato la madre fino a costringerla a un parto prematuro. La bimba venne alla luce alla 24esima settimana e sopravvisse per un anno
Definire il suo parto prematuro è eufemistico. Ha avuto la sfortuna di spuntare alla 23esima settimana, a cinque mesi e mezzo dal concepimento, e oggi, a distanza di tre anni dal suo commiato (è morta nel dicembre del 2009), il caso che la riguarda è al centro di una vicenda giudiziaria orripilante, che vede quale unico imputato suo padre, ex operaio di una ditta tessile comasca, cittadino cingalese con regolare residenza in città e un nome per noi quasi impronunciabile: Eliyadurage Sumudu Sinthak Pradeep Zoysa.
Se è vero quello che è scritto nel capo di imputazione - un atto di accusa zeppo di dettagli irriferibili, che tutti quanti, a partire dal pm che l'ha scritto, vorrebbero infondato - la piccola Sinthia venne al mondo troppo presto perché suo padre picchiava la sua mamma.
Non sberle, né calci nel sedere, ma botte al ventre, colpi portati nella piena consapevolezza del fatto che sua moglie fosse incinta: «Una notte - ebbe modo di raccontare lei alla polizia giudiziaria della Procura - rientrò verso le due del mattino e pretese che gli cucinassi qualcosa. Gli dissi no, mi trascinò a terra tenendomi per i capelli (...)Io mi rannicchiavo cercando di proteggermi il pancione che sentivo dolorante dalle percosse».
Il reato che viene contestato, oltre ai maltrattamenti, è un reato insolito, il procurato anticipato parto. Ma secondo il difensore della mamma - che a lungo, dopo quel trauma, è vissuta al sicuro in una struttura protetta, aiutata e sostenuta psicologicamente - si tratta di un'accusa che alla luce dell'epilogo andrebbe rivista, riqualificata, come si dice in gergo. Andrebbe quantomeno contemplata la conseguenza della morte della bimba come conseguenza di altro delitto. L'avvocato lo ha chiesto l'altroieri al gip Francesco Angiolini, nel corso della prima udienza preliminare in cui decidere se rinviare il padre a giudizio. Il giudice, per ora, ha rinviato tutto al prossimo 30 marzo, data per la quale, probabilmente, si arriverà a una decisione.
Tre anni dopo resta il dolore di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrare questa incredibile bambina, a partire dai medici della Neonatologia del Sant'Anna, di sperimentare la sua forza, il suo coraggio, il suo attaccamento alla vita, ma soprattutto la sua bella lezione di speranza.
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