Como e un 2012 massacrante
Ma le imprese credono nel 2013

Inchiesta tra le categorie: tantissime e pesanti le difficoltà, ma si vedono spiragli per la seconda metà dell'anno

COMO Un anno che si è chiuso con dati drammatici, dalla disoccupazione ai fallimenti, passando per la cassa in deroga. E il 2013 è iniziato con l'allarme Holcim, oltre che le lettere di licenziamento alla Boselli o il fallimento della Mectex.

Eppure gli imprenditori vogliono affrontare l'anno con speranza. E con orgoglio.

«L'impresa artigiana non fallisce: chiude e lo fa solamente dopo aver dato fondo a tutte le risorse personali e familiari» rileva Marco Galimberti, presidente di Confartigianato Como. E questo soprattutto per una mentalità: «L'imprenditore chiude e lo fa pagando fino all'ultimo centesimo gli oneri della chiusura. Piuttosto, se di fallimento vogliamo parlare, possiamo dire che gli artigiani subiscono le conseguenze dei fallimenti altrui anche in termini di tutela sul recupero del credito vantato».

«Ill 2012 - sostiene il presidente di Cna Enrico Benati - è stato duro ma ha gettato le premesse per tentare di uscire da questa situazione. Dobbiamo riuscire a ripartire, anche perché la situazione, comasca e non solo, è molto pesante».

La chiusura record dei negozi è il dato evidenziato da Confcommercio Como per il 2012. Gli imprenditori - osserva Giansilvio Primavesi - non trovano più sostegno. C'è crisi di liquidità e non ce la fanno. Anche in questo caso il costo del lavoro è un tema centrale, perché il capitale umano è un elemento qualificante per il rilancio delle aziende, ma in Italia il personale costa troppo»,

«Si riparte nel 2013 - afferma il presidente di Confesercenti Claudio Casartelli - con questo spirito, necessità di andare avanti, non la gioia tipica degli imprenditori. Né la liberalizzazione ha portato benefici».

Anche il presidente di Ance Luca Guffanti vede dei segnali positivi.

OGGI SUL GIORNALE DUE PAGINE DI ANALISI E INTERVENTI

© RIPRODUZIONE RISERVATA