Homepage / Cantù - Mariano
Giovedì 17 Gennaio 2013
Processo per il cane abbadonato
Ma il padrone era in carcere
L'abbandono del cane avrebbe una spiegazione: il proprietario non poteva stargli vicino perché, in quel momento, si trovava in carcere.Il protagonista di questa vicenda è un 52enne di Cantù
Nell'aula penale del Tribunale di Cantù, l'uomo era accusato di abbandono di animali. I fatti risalgono al 16 aprile 2010. Un pastore tedesco viene ritrovato all'esterno del canile di Mariano. E' libero. Su intervento dell'Asl, viene portato al canile sanitario di Como. Nel rispetto delle legge, il cane ha un microchip. All'Asl viene interrogata la banca dati. In breve, si risale al proprietario: Tito Pinto.
Oltre al nominativo e ai dati anagrafici, la regolare iscrizione dell'animale riporta anche un numero di telefono. Indicato come il numero del proprietario. I dipendenti dell'Asl provano diverse volte a comporre le cifre, che corrisponderebbero al recapito telefonico di Tito Pinto. Ma non è possibile avere una sola risposta. Il proprietario del pastore tedesco sembra proprio irrintracciabile. «Non ha mai risposto», riferirà poi il teste della Procura. Si decide quindi di inviare una raccomandata per la notifica degli atti giudiziari relativi alla vicenda, da ritirare direttamente alla sede dell'Asl. Ma Pinto, come affermato dal dipendente di veterinaria, non si presenta.
Un altro operatore dell'Asl riesce invece a parlare con una donna. Che, nelle carte che riguardano il presunto abbandono del pastore tedesco, dall'Asl viene indicata come «la moglie». Sarebbe stata lei a dare la risposta definitiva e a quindi motivare l'assenza dell'imputato, accusato di aver abbandonato il suo cane: «E' dentro», le due parole che avrebbe usato la donna, almeno per come le ha riferite il tecnico dell'Asl in Tribunale. Il giudice Mariconti ha aggiornato il processo alle 10.30 del 9 aprile, l'ora e la data in cui sono attese le conclusioni e la sentenza sull'abbandono del cane.
© RIPRODUZIONE RISERVATA