Stilisti troppo spesso lontani
Ma Como non si scoraggia

A Milano Unica gli imprenditori lariani raccontano le loro strategie per il mercato

COMO Stilisti lontani e rinchiusi nelle torri d'avorio, come ha detto il designer britannico Paul Smith a Milano Unica? 

Gli espositori lariani che rimpiangono la golden age di Ideacomo, quando il Gotha della couture approdava sul lago di Como per visionare le stagionali novità esposte a Villa d'Este. Correvano gli anni Settanta, erano gli albori del made in Italy e dei grandi imperi griffati. Ma non ci si arrende certo.

«Oggi i rapporti sono così cambiati che i grandi nomi faticano a riceverti perfino a casa loro - commenta Luca Valli, dell'omonima tessitura - Diverso anche il modus operandi: la collezione è solo il punto di partenza per elaborare progetti su misura che si sviluppano attraverso un dialogo quotidiano con gli uffici stile della maison. Difficilmente si entra in contatto diretto con il fondatore o il direttore artistico».

Sulla stessa lunghezza d'onda Simone Sarchi di Arteseta.
«Prima c'era solo Ideacomo e bisognava passare da lì per visionare la creatività della filiera. Per vendere devi prendere le valigie e andare dal cliente».

«Ha ragione Smith quando dice che i tessitori devono uscire dall'anonimato, puntando su una maggiore originalità negli stand - dice Giuseppe Ivano Riva di Weft - Cosa facile da dirsi, ma non da fare se gli organizzatori dei saloni continuano a imporre regole restrittive, che non favoriscono certo la personalizzazione dello spazio».

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