Made in, gli imprenditori lariani
«Europa, devi sbloccarlo»

Le voci degli industriali e degli artigiani si intrecciano con un'unica direzione: basta concorrenza sleale

COMO Che sia la volta buona? L'Europa sembra riprendere in mano la questione made in e i comaschi ci sperano.

Sono state presentate in questi giorni a Bruxelles da parte del vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, le nuove misure sul made in. Un insieme di norme che dovranno essere approvate dalla Comunità europea entro il 2014. Per la prima volta, vengono introdotte leggi che disciplinano gli aspetti tossicologici dei manufatti tessili oltre ad essere prevista una maggiore regolamentazione alle dogane. Contemplate anche sanzioni differenziate.

«Non so se questa sarà la volta buona, resta il fatto che, se avremo leggi di tutela, sarà solo grazie alle pressioni della Cina - commenta Ambrogio Taborelli, titolare dell'omonima tessitura e past president di Confindustria - perché, mentre molti grossi gruppi nord europei, ma anche italiani e francesi, continuano ad osteggiare la normativa, i buyer cinesi vogliono sapere da dove arrivano e dove vengono prodotti i capi che acquistano in Europa. La Cina è da tempo che ha l'obbligo di certificare la provenienza dei propri manufatti».

«Trovo profondamente ingiusto il fatto che le merci che giungono in Italia possano entrare senza problemi - spiega Alessandro Tessuto, titolare della Clerici Tessuto - invece, i nostri manufatti devono essere per forza registrati, altrimenti vengono bloccati alle dogane cinesi. L'Europa continua a svendere il proprio artigianato. Per fortuna, la tanto vituperata politica italiana - precisa Tessuto - e le nostre associazioni si stanno muovendo a Bruxelles per tentare d'arginare tale deriva».

Anche Graziano Brenna, vice presidente Confindustria e titolare della Tessitura Portichetto, non ha dubbi. «In un mondo in cui si va nella direzione opposta, quella delle liberalizzazioni, la legge sulla tutela del made in rappresenta una grande conquista - esordisce - poi, sarebbe necessario regolamentare anche la quotazione del dollaro».

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