«Suo fratello non mi perdona
Ma sono deluso da me stesso»

Parla Pierino Strambini, l'uomo di Solbiate accusato dell'omicidio preterintenzionale dell'amico Massimo Villa, 48 anni, vittima di una fatale caduta dalle scale del bar Edera di Binago, dopo una discussione

SOLBIATE «Non sono deluso da loro, ma da me stesso». A sostenerlo è Pierino Strambini, 73 anni, di Solbiate, accusato di omicidio preterintenzionale per la morte dell'amico Massimo Villa, 48 anni, per una fatale caduta dalle scale del bar Edera a Binago, al culmine di una discussione tra i due amici originata da uno scherzo.
Strambini nei giorni scorsi aveva contattato la famiglia della vittima per chiedere scusa e perdono per le drammatiche circostanze che hanno portato alla morte dell'amico, ricevendo però un rifiuto.
Un gesto di autentico pentimento, maturato dopo giorni di profonda prostrazione e dolore in cui l'uomo è precipitato a seguito della tragedia costata la vita a Massimo Villa.
Schiacciato dal peso del rimorso, Strambini aveva sentito telefonicamente Mario Villa, fratello maggiore della vittima, per esprimergli il suo pentimento. Richiesta rimasta per ora lettera morta.
La famiglia, pur dichiarando di non provare odio nei confronti di Strambini, non se la sente per il momento di accettare le sue scuse e perdonarlo per quanto successo. Forse più avanti, ma per ora è troppo presto per poter pensare a un gesto in qualche misura di conciliazione rispetto alla gravità di quanto accaduto.
Del resto, il primo a non perdonare se stesso è proprio Strambini. Lo dice chiaramente con poche, ma sincere parole: «Non sono deluso del mancato perdono dei familiari di Massimo, ma di me stesso. Non sarei dovuto andare là quella sera».
Non va oltre nel ricordo di quei momenti che hanno spezzato la vita all'amico e rovinato per sempre la sua. «Era un grande amico» aggiunge, prima di concludere con uno sfogo che suona come la richiesta di essere dimenticato. «Sto troppo male. Lasciate in pace me e Massimo».
Da quella drammatica sera il suo pensiero inevitabilmente corre alla maledetta decisione di andare a cercare l'amico al bar Edera di Binago, per rimproverarlo pubblicamente per uno scherzo che aveva mal digerito. Qualche ora prima, Massimo Villa con un amico aveva staccato due fili dal motorino di avviamento dell'auto di Strambini, per un gioco tra amici. Stavolta però il destinatario non aveva gradito il dispetto e ne era nata una discussione finita nel sangue.
Un errore imperdonabile per il quale Strambini da quella sera fa drammaticamente i conti con se stesso, prima ancora che con gli altri.

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