La mamma ricorda Serena
Appiano, l'ultimo saluto

Si sono svolti i funerali della giovane morta lunedì dopo essere caduta dall'autosilo della Valmulini in una chiesa parrocchiale stracolma di persone

APPIANO GENTILE - «Serena era una ragazza molto felice, che purtroppo ha cercato la felicità definitiva». Così mamma Paola legge la fragilità della figlia, deceduta lunedì a 27 anni dopo essere caduta dall'autosilo della Valmulini.

Si sono svolti i funerali della giovane in una chiesa parrocchiale stracolma di persone: in tanti hanno voluto partecipare all'ultimo saluto e in tanti si sono stretti attorno alla sua famiglia.

«Non era gravemente malata - precisa la madre di Serena Fasola - Era in cura da circa un anno per problemi di anoressia, ma ormai ne era quasi uscita. Nonostante avesse solo 27 anni, aveva già fatto grandi cose. Se ha fatto quel volo, al di sopra di tutti, è perché ha avuto un blackout».

Mamma Paola si commuove al ricordo di quel buco nero, forse di pochi istanti, ma sufficienti a farla volare via. Poi, però, si rinfranca ricordando la sua Serena che in tre anni si era laureata in psicologia.

«Dopo la laurea aveva deciso di fare l'educatrice, per rimanere nell'ambito per cui aveva studiato, senza però svolgere la professione di psicologa - prosegue la madre - Dopo il tirocinio come psicologa, aveva detto che non se la sentiva di essere lei a giudicare dei bambini malati e magari di sbagliare diagnosi. Noi genitori abbiamo compreso questa sua perplessità e assecondato la sua scelta. Era educatrice presso un asilo a Vertemate, dove seguiva a tempo pieno un bimbo con handicap».

Una ragazza dai tanti interessi e capacità. «Era una ragazza eclettica - ricorda mamma Paola - Aveva conseguito anche il diploma di parrucchiera, perché le piaceva anche acconciare i capelli».

Dopo la laurea, un primo momento di difficoltà.
«Si era un po' rifugiata nell'anoressia per delle sue insicurezze - spiega la madre - Aveva iniziato questo percorso, con risvolti non gravissimi. Non era mai arrivata a un peso da ricovero. Il problema di Serena era manifestare tutti i suoi sentimenti. Nell'adolescenza era una ragazza chiusa, riservata; noi abbiamo sempre rispettato questo suo modo di essere».

Da persona attenta qual'era, lei stessa aveva riconosciuto i sintomi dell'anoressia e aveva iniziato ad affrontarla. «Si era rivolta a un dietista e poi si era interessata per farsi seguire dal dottor Stampa del D.C.A. di Asso, centro per disturbi del comportamento alimentare, che è un distaccamento dell'ospedale Sant'Anna - aggiunge la madre - Centro residenziale molto valido, dove le ragazze (14) non soltanto vengono tenute sotto controllo per il peso, ma seguite anche sotto il profilo psicologico e dove hanno la possibilità di svolgere diverse attività quali musica, psicomotricità. Serena ormai era in via di dimissioni. Ma, anche dopo che fosse uscita, sarebbe rimasta vicina alle ragazze con problemi, più o meno gravi, di anoressia».

Poi quel blackout «per trovare la pace del cuore».

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