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Sabato 23 Marzo 2013
Lo shopping in Svizzera
«A Como non fa paura»
Confcommercio: gli orari estesi in Ticino non cambierebbero le cose, i clienti preferiscono venire da noi. L'appello contro la burocrazia
Un po' per i vantaggi che si incontrano dalle nostre parti, ma anche e soprattutto per il servizio, Como si spaventa. Preoccupa di più un fenomeno in crescita, ovvero il trasferimento delle imprese comasche oltre confine.
Anche se tocca meno le attività commerciali, più legate al prprio territorio, deve servire da monito sui problemi principali ribaditi da Confcommercio durante la mobilitazione di Rete Imprese Italia a Como lo scorso gennaio: «Il costo del lavoro da noi assume un peso eccessivo - sottolinea il direttore Graziano Monetti, a margine del forum nazionale di Confcommercio ieri a Cernobbio - Prendiamo anche l'apertura ampliata. Diverso è il costo di un dipendente da noi per i festivi». Insomma, nel nostro territorio stare aperti ulteriormente significa versare molti più soldi per il personale: e non che vadano nelle sue tasche, tra l'altro.
Lo conferma il presidente Giansilvio Primavesi: «Se vogliono ampliare la fascia degli orari per fermare l'emorragia in Italia, non credo proprio che avranno risultati. Chi viene da noi, non lo fa certo perché là trova le saracinesche abbassate».
Conta la convenienza economica, continua Primavesi, a partire dal cambio e dal costo della merce. Ma non è solo questione di quattrini. «L'ho sentito ammettere loro stessi - sottolinea orgogliosamente Primavesi - Da noi trovano più gusto, un assemblamento più corretto e moderno delle merci, e una migliore accoglienza».
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