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Sabato 30 Marzo 2013
Brunate saluta il suo dottore
«Ma non spegnerò il cellulare»
Dopo 42 anni di servizio come medico di medicina generale il dottor Paolo Milani va in pensione. «Non mi piace quella parola - dice scherzosamente - avrei continuato volentieri a lavorare, ma la legge parla chiaro, ho compiuto da poco 70 anni e ho il massimo dei contributi pensionistici, non si può prorogare»
Il dottor Milani ha ricevuto per anni nell'ambulatorio comunale in Municipio e ha fatto servizio anche in città, nell'ambulatorio di viale Giulio Cesare.
«In pratica da casa mia, in fondo a via Grossi, impiegavo lo stesso tempo a salire a Brunate e ad andare in viale Giulio Cesare, sette minuti», dice sorridendo il medico.
Il suo pensionamento ha fatto scattare una protesta da parte degli assistiti, un po' perché dispiaciuti di non avere più il loro dottore, un po' perché l'Asl ha comunicato con ampio ritardo la notizia: «Ci scusiamo e non cerchiamo attenuanti - dicono dall'azienda sanitaria locale - Coloro che erano assistiti del dottor Milani si possono recare in via Croce Rossa per effettuare la scelta tra i medici disponibili». Per i pazienti di Brunate la scelta cadrebbe sulla dottoressa Giuseppa Milea, moglie di un altro medico condotto, Paolo Laface. I moduli per la scelta del nuovo medico possono essere compilati presso gli uffici comunali e la farmacia, che successivamente li inoltreranno all'Asl di Como. Nel caso in cui si volesse optare per un altro medico, bisognerà recarsi direttamente all'Asl. Sulle tante segnalazioni ed email giunte in redazione per segnalare il disguido sulla comunicazione dell'Asl, e per ringraziare il medico che per una vita ha seguito i suoi pazienti, Milani commenta: «Non voglio fare polemica, l'Asl mi ha comunicato l'obbligo di sospendere il mio lavoro... Io non sarei andato in pensione, ma devo. Quanto alla lettera giunta in ritardo agli assistiti, mia moglie e mia figlia non l'hanno ancora ricevuta. Continuerò a lavorare nell'area del volontariato».
Alcuni pazienti lo ricordano perché si faceva in quattro anche se non erano più assistiti da lui: «Un medico è un medico - dice il dottore - ha fatto il giuramento d'Ippocrate. Il mio cellulare è acceso giorno e notte, mia moglie dice che son fatto male, ma sono così. In tanti anni di lavoro ho visto molti cambiamenti, il rapporto col paziente è peggiorato, ma non per volontà del medico, che ci mette capacità e buona volontà, piuttosto per le regole del servizio sanitario che burocratizzano il ruolo».
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