Prima dell'Imu il lavoro
Cosa chiedono le imprese

Le associazioni di categoria d'accordo con l'editorialista Carlo Stagnaro: non è togliere l'imposta sulla casa la priorità, bisogna far ripartire l'economia

COMO Prima dell'Imu, intervenire sul costo del lavoro. E affrontare una riforma fiscale generale.

Le associazioni di categoria comasche sposano la posizione lanciata sull'Ordine dall'economista ed editorialista, Carlo Stagnaro.

«In primo luogo, bisogna ridurre il costo del lavoro - commenta Tiberio Tettamanti, presidente Api - perché, dove non c'è lavoro, non c'è crescita. Poi, è necessario eliminare tutte quelle normative astruse che cambiano ogni sei mesi e che, dal Dopoguerra, costringono una piccola impresa a confrontarsi con lo stesso numero di leggi con cui ha a che fare la Fiat. Per quanto riguarda l'Imu - precisa - è una questione etica abolirla. Ma non ci si deve fermare qui».

«Fossilizzandosi sull'Imu, si trova un capro espiatorio su cui accanirsi e si finisca col non fare le riforme che servirebbero - sottolinea Marco Galimberti, presidente Confartigianato - Invece, bisogna iniziare col ridurre il peso di tutte le tasse. Recuperando risorse, attualmente sprecate, da reinvestire in sviluppo. Altrimenti, è alto il rischio che le nostre aziende restino sempre poco competitive».

Anche i negozianti «non ne possono più di vedere i politici fare il tifo per questo o quel balzello - ammette Giansilvio Primavesi, presidente Confcommercio - Per rilanciare i consumi, devono essere garantiti posti di lavoro».

Concordano anche Graziano Brenna, vicepresidente di Confindustia Como, e Marco Mazzone, presidente della Cdo. Perfino l'Ance, guidata da Luca Guffanti, non vede di buon occhio un accanimento a senso unico contro l'Imu.

Si differenzia la posizione di Cna, con Enrico Benati: l'Imu, se rimodulata a dovere, sarebbe una risorsa per i Comuni.

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