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Lunedì 02 Marzo 2009
Rivolta per le quote latte
Assedio dei trattori ad Arcore
Allevatori in piazza per protestare contro le nuove quote latte fissate dal ministro dell'Agricoltura, Zaia. Eper protesta hanno preso di mira le residenze del premier, Silvio Berlusconi, assediando la cittadina di Arcore, e quella del leader leghista, Bossi, Gemonio.
I trattori, più di mille ad Arcore e una sessantina a Gemonio, ma diverse centinaia anche in altre zone d'Italia come, per esempio, Reggio Emilia, si sono mossi di prima mattina soprattutto dal triangolo del latte Brescia-Mantova-Cremona.
Difficile però avere numeri esatti in quanto fonti vicine al ministro sostengono che il Prefetto di Milano ha dichiarato che i trattori non erano più di 500, mentre Coldiretti parla di 400.
Anni fa avevano partecipato alla protesta per le multe, poi avevano accettato di pagarle rinunciando ad ogni splafonamento della produzione. Oggi sono disposti ad andare fino in fondo affinchè venga riconosciuto il loro rientro nella legalità e non vengano premiati quegli allevatori che non hanno pagato le multe e che ancora spalfonano come, a loro giudizio, è previsto dal decreto Zaia.
La rivendicazione sindacale organizzata da Confagricoltura e Cia-Confederazione italiana agricoltori, ha assunto anche un significato politico molto preciso, sintetizzato dallo slogan scritto su molti cartelli 'Non votiamo più Legà. Il segretario di Confagricoltura, Federico Vecchioni, è stato ancora più esplicito: «Chi ha rapinato gli interessi del nord e poi è andato a Roma a fare gli interessi di pochi deve essere cacciato via a calci nel sedere».
In questi anni il partito di Umberto Bossi ha sempre sostenuto la lotta dei Cobas del latte, proprio coloro, secondo gli allevatori, che oggi sarebbero premiati dal decreto Zaia, per cui l'invito al premier è stato inequivocabile: 'Silvio abbandona le cattive compagniè.
Dai microfoni di Radio Padania il ministro Zaia ha accusato gli allevatori di raccontare bugie sui contenuti del suo decreto: «Non ho scritto il decreto nel sottoscala di casa mia o tra quattro amici, tutti avevano informazioni, tutti sono stati ascoltati e informati, quindi non tollero bugie, che peraltro hanno le gambe corte». Inoltre ha precisato che, se la manifestazione doveva servire per aprire un dialogo, «è stata inutile», perchè lui ha sempre parlato con tutti. Per tutta risposta, lungo il corteo che hanno organizzato a piedi dal piazzale dove hanno parcheggiato i trattori fino a Villa San Martino, residenza del premier, gli allevatori hanno fatto sfilare un asino con una coperta con la scritta 'Lucà.
Secondo il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, il decreto è «inaccettabile» e «le modifiche che sono state introdotte dalla Commissione Agricoltura del Senato non cambiano nulla».
Il presidente della Confagricoltura della Lombardia, Francesco Bettoni, è stato altrettanto chiaro: «Il decreto del ministro Zaia premia i furbi. Speriamo che il Palazzo Romano accolga le nostre proteste altrimenti sarà lotta ad oltranza».
Gli allevatori, che attraverso i loro rappresentati hanno avuto un colloquio telefonico con il ministro Zaia e con la segretaria di Letta, non sono intenzionati a rinunciare alle loro richieste per la modifica del decreto: il preventivo ritiro di tutte le forme di contenzioso prima dell'assegnazione di nuove quote latte; l'assegnazione delle nuove quote solo dopo che l'azienda abbia regolarizzato la propria posizione, aderendo esplicitamente alle modalità di versamento del prelievo ancora dovuto; la determinazione di una adeguata dotazione finanziaria per il fondo da destinare unicamente a sostenere gli investimenti effettuati dalle aziende che hanno acquistato quote.
A sostegno degli allevatori, oltre a numerosi amministratori, consiglieri regionali e parlamentari lombardi del Pd, anche il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini: «Il Governo deve cambiare il decreto sulle quote latte. Il decreto del Governo privilegia un gruppo di truffatori e questo non è un bel segnale per l'Italia. Non è possibile che oggi in Italia i furbi vincano e gli onesti perdano. Questo è inaccettabile e per questo chiediamo al Governo di cambiare il decreto».
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