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Sabato 09 Maggio 2009
Contagio pericoloso
È giallo sul caso comasco
Febbre suina: il Ministero non aggiunge dettagli. Il dato contraddittorio sull’età
Il comunicato del ministero e dell’Istituto Superiore di Sanità sottolineano che i casi in Italia di nuova influenza umana sono saliti a sette e gli ultimi due sono lombardi. Il testo: «Il sesto caso di influenza umana in Italia riguarda una donna di 48 anni rientrata da un viaggio in Messico che, accusando sintomatologia, si è recata presso l’ospedale Sacco di Milano dove è stata ricoverata e sottoposta a terapia antivirale». Secondo quanto s’è appreso, invece, la paziente comasca s’è presentata la settimana scorsa al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna e sono insorti i sospetti: sintomi dell’influenza, febbre, tosse, malessere generale; ritorno da un viaggio in Messico effettuato tra i sette e i dieci giorni prima, età esposta al rischio virus che privilegia gli adulti rispetto ai bambini e agli anziani. Valutata dagli specialisti dell’unità operativa di malattie infettive, sottoposta a doppio tampone rinofaringeo, non è stata ricoverata e in effetti non è previsto il ricovero in isolamento ospedaliero, a meno che siano previste o accertate gravi complicanze. Sono stati somministrati antivirali, cura da proseguire a casa, rispettando alcune precauzioni, come quella di evitare contatti stretti e anche i familiari sono stati sottoposti a vigilanza, ma non a terapia. Il risultato dei test dei laboratori lombardi confermano la positività, ma il comunicato del ministero non riporta direttamente alla paziente comasca. Non risulta sia stata ricoverata a Milano, mentre sull’età è solo l’ultima cifra a coincidere, l’8. La prima, finora, risultava 3, cioè 38 anni.
« Il materiale biologico da esaminare per la controprova è pervenuto dall’ospedale Sacco di Milano che fa parte della rete dei 27 laboratori preposti ai primi test», informa l’ufficio stampa dell’Istituto Superiore di Sanità, rimandando al comunicato del Ministero.
«Siamo in attesa della comunicazione ufficiale del ministero e dell’Istituto Superiore di Sanità: fino ad allora, quello comasco resta un caso fortemente sospetto. Confermo che il materiale è stato inviato dall’ospedale Sacco », dice l’assessore regionale alla Salute, Luciano Bresciani, già assessore provinciale comasco. «Possiamo già mettere in evidenza senza alcun dubbio che i due pazienti lombardi sono guariti, non hanno più sintomi », aggiunge Bresciani, tra l’altro appena tornato da San Diego in California e dunque con un’esperienza diretta sul campo. «Non solo non c’è motivo di allarme, ma neppure di apprensione – conclude – i nostri sistemi funzionano. E la comunicazione avviene solo nell’ambito delle certezze».
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