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Domenica 07 Giugno 2009
Divise stagionali e badge a punti
Il Casnati diventa «CasnAtraz»
Il regolamento mette alla porta gli studenti in bermuda. Una mamma: «Per questo ho iscritto mio figlio»
A sottolineare l’eccezionale attenzione del gruppo di scuole paritarie di via Carloni per il modo di vestire dei propri alunni è una mamma, Luigia Cairoli. Che non si lamenta della linea dura, anzi la loda. «È da anni - scrive in una lettera a "La Provincia" - che l’istituto ha nel proprio regolamento delle precise disposizioni al riguardo e, cosa che mi fa ancora più piacere, le fa anche rispettare vietando l’entrata in classe, fatto capitato a mio figlio la volta che indossava dei jeans strappati, fintanto che la situazione non sia stata rimediata». Insomma, o ti cambi o non entri. Come in chiesa. Solo che, a differenza della maggior parte delle chiese, al Casnati c’è qualcuno che all’ingresso vigila davvero su pantaloni corti, canottiere o slip in vista. È il direttore del centro, Danilo Discacciati. «Sì, sono io l’addetto al decoro pubblico - sorride -. Non è che giri per le classi, ma semplicemente sto al tornello, dove tutti i ragazzi devono inserire il badge per registrare l’ingresso a scuola, come sul posto di lavoro». Un badge a punti, che vengono decurtati quando si infrangono le regole. E una volta arrivati a zero (la partenza è 5) scatta la sospensione. «Per quanto riguarda i vestiti - precisa Discacciati - solitamente vengono fatti cambiare e basta. La decurtazione arriva solo se il problema persiste. Con l’eccezione dei ragazzi dell’alberghiero, per i quali non c’è alcuna elasticità se non vengono in giacca e cravatta». Il regolamento sul look è stata introdotto proprio da quando, 6 anni fa, è nato il nuovo corso per futuri cuochi e camerieri, che si devono presentare in divisa, come nella sala di un ristorante. Dal prossimo anno la divisa sarà obbligatoria anche per gli alunni dell’aeronautico. Per tutti gli altri, invece, vigono una quantità di restrizioni. Al bando «abiti disordinati (es.: pantaloni tagliati, da rap), abiti succinti (es.: vestiario al di sopra dell’ombelico, canottiere), abiti da spiaggia (es.: ciabatte, pantaloni al di sopra del polpaccio, shorts), piercing o numero eccessivo di orecchini, capelli colorati con tonalità innaturali e/o sgargianti, indumenti intimi che diventano pubblici».
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