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Venerdì 12 Giugno 2009
«Mi hanno buttato le scarpe
e lasciata in mezzo la neve»
Il racconto della donna vittima del presunto sequestro di persona
Nel suo stentato italiano Stela conferma l’episodio, avvenuto il 3 gennaio scorso: «Faceva freddo - ci racconta, mentre attende che il semaforo di fronte all’Hotel Como ritorni rosso - Portata montagna, capo. Due, erano. Divisa? Si, divisa. E portata montagna», ripete ancora. Strizza gli occhi, che sembrano litigare tra loro, mentre parla. E sorride, ma senza alcuna traccia di allegria.
«Faceva freddo - riprende - Neve, sì. Tanta neve. Preso scarpe, loro. Preso scarpe, capo» e si abbassa simulando il gesto. Impugna delle scarpe ipotetiche e le lancia, come - secondo l’accusa - ha fatto uno dei due vigili in pieno inverno, a Civiglio, in mezzo alla neve. Stela è già stata sentita, al palazzo di giustizia, dagli uomini della polizia giudiziaria. È lei stessa a confermarlo: «Sì, andata ufficio. Sentita, sì capo. E c’era chi parla rumeno. E io raccontato tutto, capo», ricorda riferendosi alla sua deposizione assistita da un interprete. Che l’italiano, Stela, non l’ha ancora imparato bene. A dispetto dei suoi cinque anni in Italia. Sempre a chiedere l’elemosina, ai lati delle strade.
Il semaforo di via Mentana continua ad occhieggiare tra il rosso e il verde. Mentre Stela conclude il suo racconto di quella "gita" forzata a Civiglio: «Prese scarpe, certo. Tornata città. Come? Piedi, tornata» e con le dita simula una persona che passeggia. Civiglio-Como a piedi, tra cumuli di neve in una giornata da gelo. Stela prende la mano e la bacia: «Grazie, capo». Poi, traballante, ritorna verso le auto ferme in sosta. Con il suo bicchierino di plastica, la sua borsa a tracolla e un foulard color salmone a cingerle i lunghi e nerissimi capelli. Davvero questa esile donna di 65 anni non sembra rappresentare una di quelle «situazioni limite che spesso le forze dell’ordine devono sopportare», di cui ha parlato ieri il sindaco Stefano Bruni. Più verosimilmente Stela ha l’aspetto di una donna fragile, costretta a percorrere i margini di strade sbagliate.
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