Stop dalla Svizzera:
i cavalli non si toccano

Tita Carloni di Rovio, presidente dell’associazione «Amici del camoscio» che gli anni scorsi ha vinto una dura battaglia contro quelli che intendevano intervenire con i fucili a cannocchiale per fare una mattanza: «Portarli in stato di cattività sarebbe un errore imperdonabile, un’azione contro natura

CERNOBBIO Abbiamo messo in fuga i cacciatori con le doppiette che minacciavano di abbattere i camosci cresciuti spontaneamente lungo i versanti ticinesi del monte Generoso e intendiamo agire con la stessa determinazione a favore dei cavalli del Bisbino che vivono sul monte secondo natura». Parole all’insegna della massima determinazione quelle di Tita Carloni di Rovio, uno dei più noti architetti della Svizzera italiana, presidente dell’associazione «Amici del camoscio» che gli anni scorsi ha vinto una dura battaglia contro quelli che intendevano intervenire con i fucili a cannocchiale per fare una mattanza di ungulati ritenuti in sovrannumero. «Occorre agire con prontezza e con fermezza - dichiara Carloni preoccupato della brutta piega presa dalla vicenda - in quanto si tratta di animali che vivono sì allo stato brado, ma sono docili e non fanno del male a nessuno. Portarli in stato di cattività sarebbe un errore imperdonabile, un’azione contro natura».

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