Homepage / Como città
Martedì 18 Agosto 2009
La Caritas comasca in Abruzzo
30 volontari e 2 anni di lavoro
Pronto mezzo milione di euro offerto dai fedeli lariani
Per descrivere cosa significa «ascoltare e condividere» prima di calibrare interventi e iniziative, Bernasconi focalizza l’incontro con un abitante di Onna, fra i più colpiti dalla catastrofe. «Ci ha osservato a lungo, poi senza troppe parole, ci ha portato nel luogo dove aveva il laboratorio di falegname e dove ancora, a distanza di mesi, tornava a cercare qualche attrezzo fra le macerie» racconta sottolineando che nello scorrere delle giornate, fra i vari momenti di lavoro, preghiera, ricreazione organizzata per i bambini o per gli anziani, il denominatore comune era un atteggiamento di ascolto che favoriva un senso di fiducia. Fra la gente ancora angosciata, provata da nuove scosse, la speranza non è un ingrediente facile da distribuire, può solo rinascere dal di dentro, dalle relazioni che valorizzano l’umanità e le potenzialità di ognuno: è il giudizio che i protagonisti della missione estiva hanno maturato attraverso l’attenzione e l’apertura all’altro, sempre sorprendente nella sua diversità, come è emerso nell’abbinamento dei volontari Caritas della Lombardia con quelli della Sicilia. «Si è creato un clima di vera fraternità significativo anche per il cammino di fede»: don Andrea Caelli ribadisce il valore di reciproca testimonianza scambiata fra i seminaristi della diocesi di Como, alcuni dei quali originari della provincia di Sondrio, e le comunità parrocchiali colpite dal terremoto impegnate a rileggere il drammatico evento con «gli occhi della fede». E del resto gli stessi fatti accaduti, in qualche caso, hanno provocato uno sguardo più profondo su una distruzione che sembrava veicolare solo assurdità e disperazione. Come l’impresa dei Vigili del Fuoco impegnati con le ruspe a rimuovere le macerie all’indomani del crollo della chiesa di Tempera, frazione de L’Aquila: hanno visto affiorare intatto il tabernacolo e ne hanno letto una presenza divina, non sopraffatta dal terremoto.
Laura d’Incalci
© RIPRODUZIONE RISERVATA