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Mercoledì 19 Agosto 2009
Quant’è grande un circo piccino
La magia di un mondo in miniatura
Riapre oggi al «Museo del cavallo giocattolo» la rassegna dei coniugi Castelnuovo
«Era il 12 settembre 1973 - ricorda Dario Castelnuovo - quando ho conosciuto Roberto Pandini con l’amico Maurizio Valera, allora entrambi studenti universitari, mentre veniva montato il Circo delle Mille e una notte alle ex Varesine di Milano. Da lì a poco avrei regalato a Roberto un nostro lavoro, il primo di una lunga serie».
In mostra al museo del giocattolo si ammirano il Circo Morris o di Topolino con i camion inglesi, frutto di una sapiente riconversione bellica, il Circo Americano della famiglia Togni, il Circo Medrano, lo stravagante circo tedesco Salomè, che all’asfalto della strada preferiva le acque del Reno, e il Circus Fliegenpilz con i colori dell’emblematico funghetto rosso a pois riproposti sul tendone. Poi ci sono alcune chicche, tra cui il circo da viaggio realizzato appositamente per Roberto Pandini che non poteva resistere lontano dalla sua collezione. «Tutto inizia da una lastra di latta riciclata - spiega Dario Castelnuovo - disegnando con una punta d’acciaio le varie parti che andranno a comporre il veicolo o i pezzi dei circhi. Dopo si calcolano le linguette e gli incastri necessari all’assemblaggio che è privo di adesivi e saldature. Fotografie, riviste specializzate, visite in loco e racconti dei protagonisti consentono di ricavare le misure reali dei circhi che vengono ridotte preferibilmente in scala 1:50». Marlisa vernicia e decora minuziosamente i camion, i tendoni, le gradinate, le giostrine e i teatrini assemblati dal marito. A lei dobbiamo quadri e sculture in cartapesta, realizzate con tecnica giapponese, che ripropongono varie scene, numeri e figure del mondo circense. Una su tutte è la struggente Gelsomina nell’omaggio al felliniano Zampanò dedicato al film La Strada. «L’entusiasmo viene prima di mettersi all’opera - osserva Dario Castelnuovo - e il risultato finale lascia sempre un po’ perplessi. Non siamo mai del tutto soddisfatti e pensiamo sempre al circo successivo. I nostri lavori devono avere lo spirito di un viaggio che non finisce mai». Con la recente visita dei coniugi milanesi al Museo del cavallo giocattolo la collezione permanente si è arricchita di tre pezzi. Si tratta della riproduzione di una giostra ottocentesca del Far West, di una scultura che rappresenta una cavallerizza in tutù che si libra sul bianco destriero e di un cavallo da giostra in legno.
Stefania Briccola
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