Brogeda, maxi rapina in dogana
Un terzo uomo nelle riprese video

Indagini sul colpo messo a segno ai danni del casinò: i filmati chiariscono l'esatta dinamica del colpo. Il rapinatore ha apporfittato di un cliente entrato pochi secondi prima di lui

Como - C’è un terzo uomo sulla scena della rapina commessa la notte di ferragosto ai danni dell’ufficio turistico del casinò di Campione. È quanto emerge dalla visione dei filmati del sistema di videosorveglianza, serviti, negli ultimi giorni, se non a risalire all’identità del rapinatore fuggito con 250mila euro, quantomeno a ricostruire l’esatta scansione degli eventi e a rispondere a qualcuno dei tanti quesiti che compongono il giallo di questa strana rapina. Il primo riguardava l’apertura della porta blindata del piccolo ufficio che in realtà dovrebbe restare sempre chiusa. Iclienti del casinò che vogliono cambiare il proprio denaro contante per evitare di esportare illegalmente cifre superiori ai 10mila euro (il massimo consentito dalla legge, come ricordano i tanti cartelli a messaggio variabile presenti nell’area doganale) non fanno che servirsi agli sportelli restandone però all’esterno. Ce ne sono due, entrambi dotati di vetro anti sfondamento e di cassetto di sicurezza per lo scambio di contanti e ricevuta con l’impiegato, un po’ come in alcuni caselli autostradali. Nei video ripresi la notte di Ferragosto, si distingue chiaramente la figura di un uomo che, arrivato a bordo di una fiammeggiante Bmw, parcheggia in uno degli spazi accanto all’ufficio e, facendosi riconoscere dall’addetto, si fa aprire la porta. È un trentenne piuttosto conosciuto al casinò, un cliente abituale della casa da gioco, che nel mese di luglio ha accumulato ai tavoli debiti per alcune decine di migliaia di euro. L’impiegato, che evidentemente lo riconosce, si fida e apre, ma cinque secondi dopo che il cliente è entrato, dalla porta rimasta socchiusa irrompe anche il rapinatore armato, che fino a quel momento era rimasto acquattato all’esterno in attesa del momento propizio.
Non solo. Le stesse immagini avrebbero consentito di accertare anche altri particolari. Sotto la minaccia della sua pistola, il malvivente ordina all’impiegato e all’altro cliente di restare stesi a terra, poi riempie un sacchetto con il denaro che trova agli sportelli - gli ormai famosi 250mila euro, tutti in banconote di grosso taglio - infine esce e si allontana a bordo di una utilitaria grigia. A Campione, mentre la polizia indaga, ci si chiede quale ruolo abbia avuto il giocatore grazie al quale il bandito è riuscito a entrare. La sua presenza è solo una coincidenza?Oppure il suo arrivo, pochi minuti prima della una, è il tassello di un piano orchestrato nel dettaglio? Le domande si moltiplicano. Di risposte, per ora, nemmeno l’ombra. L’unica certezza è che di sistemi di sicurezza, in relazione al piccolo ufficio doganale della casa da gioco, si tornerà a parlare molto presto: «Il problema è sul tavolo», ha confermato ieri il presidente del casinò Antonio Resnati. «Valuteremo tutte le soluzioni». E se tutto andrà come previsto, la rapina di sabato sarà anche l’ultima.

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