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Domenica 23 Agosto 2009
Ho preso la multa e non ci sto
Da gennaio una pioggia di ricorsi
Sono già 1.300 le pratiche aperte alla Polizia locale. Significa che, in media, sono stati presentati più di cinque ricorsi ogni giorno, con un leggero aumento rispetto all’anno scorso. Ma spesso il cittadino perde
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Gli uffici di Viale Innocenzo traboccano di pratiche, pratiche da istruire, come si dice, nel senso che se si tratta di ricorso alla prefettura, il prefetto chiede ai vigili di esporre per iscritto le loro ragioni. Se si tratta di ricorso al giudice di pace, il vigile si presenta in udienza a fornire la propria versione. Ma non finisce qui: un ricorso respinto dal prefetto in genere finisce dal giudice di pace e, a volte, se il giudice di pace dà torto al ricorrente, approda al tribunale civile. E ogni volta, la pratica si arricchisce di atti da scrivere, da aggiornare, notificare, riaprire, archiviare: per spiegare perché è stata appioppata una multa da 38 euro, vengono addirittura richiamate sentenze della Cassazione, secondo quanto si è appreso. Il risultato: uno spaccato di vita, vita comune, vita quotidiana. Infatti, appartiene all’esperienza comune la storia di un giovane comasco che si oppone ad un verbale di 38 euro, appunto, affibbiato perché ha posteggiato in zona parcometro, sostiene di aver regolarmente pagato lo stallo, ma è stato sanzionato. Dov’è il problema: «Non aveva esposto il tagliando», sostiene il verbale. «Ma sì che l’avevo esposto», sostiene il ricorrente. Si capisce che non si vedeva e infatti la Cassazione dice che il ticket dev’essere esposto in modo visibile. Anzi, l’automobilista «deve aver cura» che si veda. Non sbatta la portiera, se questo fa volar via il tagliando appoggiato sul cruscotto. Di sicuro c’è, ma è difficile che si veda sotto il sedile dov’è volato.
Una multa a soggetto, ma capitano anche 30 o 40 multe a soggetto e non viene applicato lo sconto per la continuazione della violazione. E trenta multe per più di 4.000 euro in alcuni mesi sono state beccate da un commerciante il quale entrava in centro storico all’oscuro degli orari modificati con il nuovo sistema dei pass. Il negoziante andava e veniva in tempi differenziati, non solo nella fascia 6,30 – 9,30 e di sicuro avrà pensato che i vigili ce l’avevano con lui. Chissà se il giudice di pace avrà indulgenza. Meglio non contarci: potrebbe condannare pure alla spese e ordinare di pagare la multa doppia. Come è meglio non contare sulla benevolenza del prefetto: qualora respingesse il ricorso, ingiungerebbe di pagare il doppio. Certo, c’è sempre il caso che l’atto venga sospeso, perché non è detto che il ricorso sia destituito di fondamento o che il ricorrente abbia torto: ad un automobilista è stato annullato il verbale dallo stesso Comando perché stava scritto: «Sostava sui binari tranviari». Il tram non c’è più da cinquant’anni, a Como. Non era una multa in storico ritardo. Era successo che la società appaltatrice dell’informatizzazione delle multe ha sbagliato il codice. Invece del numero di «sostava sul marciapiede», ha digitato quello sotto. E al trasgressore è andata bene. Uno su mille ce la fa. Ma chissà quale giustificazione sarà addotta da un ricorrente sorpreso alla guida con il telefonino all’orecchio: è stato alleggerito di 148 euro per multa e di cinque punti della patente. Forse dirà che era un altro alla guida e non sa indicare chi, suggerendo al giudice di ammonire i vigili perché contestino subito la violazione e non dopo, quando hanno ricostruito la proprietà dell’auto dalla targa, se è vero che agiscono in nome della sicurezza. Infatti, c’è chi, durante l’udienza, dà consigli ai verbalizzanti, per far capire che sa come stanno le cose: le multe servono per far cassa. Invece, non è sempre così: sono finalizzate alla disciplina della circolazione, a far rispettare le regole e, non da ultimo, se stessi e gli altri. Anche la signora che ha posteggiato il Suv nell’area di fermata dell’autobus ha le sue ragioni: qualcuno accompagnava il bambino a scuola. Pagherebbe i 38 euro, ma è indispettita per i due punti sottratti alla patente. Così chiede: chi dice che fossi proprio io alla guida? La maggior parte dei ricorsi viene presentata proprio per non perdere i punti: l’esborso economico è sgradevole, ma è ancora peggio perdere punti. Al peggio non c’è mai fine, come perdere tutta la patente, l’auto, l’incolumità e la vita. Ma questo non fa parte delle piccole cose di tutti i giorni.
Maria Castelli
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