Trevitex, vie legali a fondo cieco
Solo la politica può cambiare tutto

Nuovo capitolo della vicenda che dal 2006 vede contrapposti Esselunga ai vari enti ai quali la catena di supermercati si era rivolta per chiedere di potere unificare le due medie strutture di vendita a Camerlata

COMO Il centro commerciale è sempre più lontano. Un nuovo capitolo si aggiunge all’annosa e complicata vicenda “ex Trevitex”. Una vicenda cominciata nel 2006 e che da allora vede contrapposta Esselunga ai vari enti ai quali la catena di supermercati si era rivolta per chiedere di potere unificare le due medie strutture di vendita presenti a Camerlata. L’obiettivo era di creare un’unica grande struttura inserita in un vero e proprio centro commerciale.

Autorizzazione mai arrivata a causa del parere negativo dell’amministrazione provinciale, firmato dal dirigente del settore Pianificazione del territorio, Giuseppe Cosenza. Dopo quel diniego su Cosenza si sono abbattute aspre critiche, addirittura da parte dello stesso sindaco di Como, Stefano Bruni. Oggi, però, una nuova sentenza dà ragione su tutta la linea alla Provincia di Como.
Si tratta della sentenza del Consiglio di Stato, a cui hanno fatto appello sia Esselunga Srl, sia la Cedi (proprietaria e locataria degli immobili sull’area ex Trevitex) sia l’amministrazione provinciale. Tutte contro la medesima sentenza del Tar, la numero 2863 emessa il 2 luglio scorso. A questo punto, occorre fare un passo indietro. Con la sentenza 2863 il tribunale regionale aveva posto dei paletti ben precisi. Da una parte aveva stabilito che sull’ex Trevitex mancava la conformità urbanistica che consentisse l’insediamento di un centro commerciale (ad oggi, infatti, c’è  solo un supermercato diviso in due medie superfici separate, che non può essere affiancato da altri negozi). Dall’altra parte il Tar aveva però anche affermato che il parere espresso dall’amministrazione provinciale non poteva vietare l’accorpamento delle due unità di vendita in un unico grande supermercato.

Ecco, dunque, i motivi dei ricorsi presentati dalle parti in gioco al Consiglio di Stato: su un fronte Cedi e Esselunga hanno presentato ciascuno un ricorso contro la parte di sentenza che sancisce la mancanza di conformità urbanistica; sull’altro fronte la Provincia ha presentato ricorso contro quella parte di sentenza in cui si dice che Villa Saporiti non avrebbe potuto negare l’accorpamento dei due spazi commerciali. Il 17 aprile scorso è arrivata la decisione del Consiglio di Stato, depositata poi il 14 agosto, in cui si legge che «in conclusione l’appello principale della Provincia di Como va accolto».
Ad Esselunga, che tra l’altro non ha visto neanche la possibilità di trasformare il Pir in Pii, non resta che seguire la strada dell’accordo di programma: questo significherebbe demandare la decisione ai consigli comunale e provinciale. Ossìa, alla politica.
Dario Alemanno

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