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Martedì 15 Settembre 2009
"Tutti 6 o scatta la bocciatura
Prof, niente politica in aula"
La scuola comasca ha inaugurato l’anno del rigore. Così almeno nelle linee guida che il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Claudio Merletti, ha "dettato" agli studenti del liceo classico, dove si è svolta una cerimonia simbolica cui sono intervenuti anche l’assessore provinciale all’Istruzione Achille Mojoli e quello comunale alle Politiche educative, Anna Veronelli
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Nel pomeriggio, il "provveditore", come insistono a chiamarlo tutti (o quasi), ha aggiunto una postilla a sorpresa, considerando che dall’inizio del mandato si era smarcato dal suo predecessore evitando di rilasciare commenti su materie non strettamente tecniche: «Sono d’accordo con il ministro Gelmini», ha tenuto a precisare dopo aver letto l’intervista che la medesima aveva rilasciato al «Corriere della sera». Quella che si è guadagnata la testata del primo quotidiano italiano con la frase «Chi fa politica lasci la scuola». Merletti l’ha fatta propria, entrando nei dettagli del profilo che i docenti dovranno tenere in aula sulla riforma e temi affini.
Davanti agli studenti del Volta il provveditore ha lodato la riforma Gelmini che «semplifica la scuola secondaria superiore, riducendo la frantumazione dell’offerta formativa, per andare al nocciolo della formazione culturale». Tutto ciò dal prossimo anno, ma già questo è «cruciale» secondo Merletti, perché vengono introdotte una serie di novità. «Dalla prima media, se non hai il 6 in tutte le discipline non passi. Non è una ghigliottina, bensì una regola fondamentale. Non ci sono più slalom. È un nuovo gioco e il direttore regionale Colosio ci ha invitati a puntualizzarne le regole». La prima è «l’attenzione alla condotta. Intesa non come rigore incombente, ma come capacità di ciascuno a condursi. Finalmente abbiamo superato i malintesi: fin dalla prima media il 6 in condotta è indispensabile per l’accesso alla classe successiva».
Sugli insegnanti politicizzati, il provveditore ha detto che «c’è confusione tra la libertà di insegnamento e il dovere di applicazione dei regolamenti vigenti da parte di chi lavora nell’apparato pubblico. Se passa questa visione, che storicamente è anche passata, diventa un corpo a corpo infinito ogni cambiamento del sistema scolastico». Fuor di metafora, «il docente unico nella scuola primaria è un principio organizzativo che va introdotto e non bisogna farfugliare spiegazioni confuse o usare creatività, se no diventa una partita persa». E se i docenti non fossero d’accordo con la riforma Gelmini? «Hanno diritto di esprimere le proprie posizioni attraverso le rappresentanze sindacali e nel normale confronto culturale, però tra adulti - rimarca Merletti -, non con l’utenza diretta che sono gli studenti e quella indiretta che sono le famiglie». Banditi «i comizi in classe e le tecniche di boicottaggio sostanziale delle indicazioni normative», richiamato «l’obbligo di lealtà nei confronti dell’amministrazione».
Anche Mojoli è intervenuto sul voto in condotta: «Non è questione di repressione, ma di rispetto di sé e degli altri». E si è portato una copia della prima pagina de «La Provincia» con il discorso di Obama sulla scuola, invitando il preside del Volta Bruno Saladino a fotocopiarla per tutti gli studenti. Anche Veronelli ha richiamato le parole di Obama, che solo tre liceali hanno ammesso di avere letto: «Voi ragazzi avete il diritto di pretendere il massimo dagli insegnanti e dalle istituzioni, ma solo da voi dipende cosa sarà il Paese tra trent’anni».
Pietro Berra
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