Paratie, non si vede più il lago
Il caso del muro della discordia

Sopralluoghi, incontri, telefonate, vertici convocati all’ultimo minuto. Un via vai ininterrotto dal cantiere delle paratie e dal "muro della discordia" al Comune. Primo summit con i tecnici e i responsabili della ditta veneziana che ha vinto l’appalto per la maxi opera

COMO - Sopralluoghi, incontri, telefonate, vertici convocati all’ultimo minuto. Un via vai ininterrotto dal cantiere delle paratie e dal "muro della discordia" al Comune. Ieri in mattinata il primo summit con i tecnici (i due dirigenti comunali Antonio Viola e Antonio Ferro e i responsabili della ditta veneziana che ha vinto l’appalto per la maxi opera), l’assessore Fulvio Caradonna e poi, verso mezzogiorno, è arrivato anche il sindaco Stefano Bruni visibilmente nervoso. Del resto negli ultimi giorni le proteste non sono mancate nei confronti di quel muro che, a chi percorre in auto il lungolago, vieta completamente la vista del primo bacino.

Ieri Viola ha chiarito che da piazza Cavour ai giardini, nelle attuali condizioni, chi è in auto «non vede il lago». E ci saranno difficoltà anche da Sant’Agostino a piazza Cavour. «Da Sant’Agostino a piazza Cavour - ha detto - vedranno pochino. In piazza Cavour la vista migliorerà molto (ma ci saranno 14 piloni di metallo del diametro di 60 centimetri e distanziati 8 metri l’uno dall’altro che servono come "guide" delle paratie mobili), poi si perde visibilità con il muro interrotto da tre varchi di dieci metri ciascuno».
Già in mattinata si discuteva della possibilità di abbassare il muro. Al termine del sopralluogo Bruni ha detto: «Intuitivamente mi sembra che vada abbassato, ma ci sono verifiche in corso». In serata la retromarcia dell’amministrazione comunale che seppur non elimina il problema "vista lago", in parte attenua il muraglione. «È troppo alto e non aderente al progetto originario, ho chiesto la modifica» ha dichiarato il sindaco in una nota aggiungendo poi: «Quel "muro" è oggettivamente troppo alto e solo in parte serve per difenderci dalle esondazioni. Quindi, anche se è stato realizzato così per esclusive ragioni di sicurezza, in coerenza con il progetto iniziale, ho chiesto ai progettisti di abbassare l’altezza delle sedute, laddove è possibile, tornando alla concezione originaria. Il tema era già all’attenzione dei tecnici, ma proprio le segnalazioni dei cittadini che si sono affacciati in questi giorni lungo le finestre della palizzata di cantiere, hanno sollecitato una decisione in tal senso».

Sulla parte che verrà ridotta ancora non ci sono certezze e la scelta delle quote (ma sicuramente in piazza Cavour non sarà abbassato neanche di pochissimo) verrà resa nota «a giorni».
Dal Comune ieri hanno detto che prima della variante il muro (in realtà una specie di maxi panchina) aveva un’altezza variabile da un metro (verso piazza Cavour) a 20 centimetri (ai giardini a lago). A questo, però va aggiunto il fatto che il marciapiede sarà rialzato di circa 60 centimetri rispetto al piano strada e che, quindi, sommando i dislivelli, nel punto più alto si arriverà comunque a un metro e 60 rispetto all’asfalto. Poi perché è diventato un unico muro con tre finestre da dieci metri ciascuna (dove ci saranno le paratie mobili, visibili solo in caso di esondazione)? «È stato deciso dai tecnici - hanno detto da Palazzo Cernezzi - di uniformare l’altezza portandola tutta a un metro in quanto una barriera di 20 centimetri costituisce condizione di non sicurezza per i pedoni (elevato rischio di inciampo). Lo sbarramento di un metro è caratterizzato da 50 centimetri di spalliera e 50 centimetri di base della seduta e, nella prima parte della passeggiata da piazza Cavour, rappresenta perfettamente la quota massima di protezione dalle grandi esondazioni».

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