Evitare il carcere costa troppo
E la giustizia rischia il black-out

Alla lunga, almeno mille comaschi l’anno rischiano di finire in carcere. È l’effetto di una norma contenuta nel Decreto Sicurezza entrato in vigore l’8 agosto scorso che fissa in 250 euro al giorno la pena pecuniaria minima al posto della pena detentiva nei limiti dei sei mesi

COMO Alla lunga, almeno mille comaschi l’anno rischiano di finire in carcere. È l’effetto di una norma contenuta nel Decreto Sicurezza entrato in vigore l’8 agosto scorso che fissa in 250 euro al giorno la pena pecuniaria minima al posto della pena detentiva nei limiti dei sei mesi.
Il termine tecnico è «conversione»: in pratica, è possibile pagare una multa come punizione per un reato che comporterebbe arresto o reclusione fino a sei mesi. Fino al sette agosto scorso era da 38 euro fino a 10 volte 38 euro per ogni giorno di pena detentiva e per applicare la pena pecuniaria, i giudici verificavano le condizioni economiche dell’imputato: i ricchi pagavano di più, i poveri di meno, in rapporto alle disponibilità provate con la dichiarazione dei redditi. Ma 250 euro al giorno sono insopportabili per chiunque: la condanna ad un mese di arresto, convertita in ammenda, comporta un esborso di 7.500 euro, sei - sette volte un normale salario. Il risultato: i ricchi sono salvi, i poveri sono affondati e la giustizia è affossata. Infatti, secondo gli esperti, questo è il modo migliore per ammanettare la giustizia: una valanga di processi sta per abbattersi sulle sezioni penali, anche nel tribunale cittadino dove, proprio in questo periodo, si assiste ad un fenomeno significativo, nel marasma generale. Almeno davanti al giudice monocratico, sono già a dibattimento reati commessi nel 2008 e i giudici, sempre su accordo delle parti,  non perdono tempo  accogliendo tattiche dilatorie, manifestano consapevolezza che se c’è un reato, il colpevole va punito e la vittima va risarcita, che sia un privato o che sia lo Stato. Ma c’è un procedimento penale velocissimo, previsto per i reati che comportano una pena  detentiva fino a sei mesi, come la guida in stato d’ebbrezza o uno scarico abusivo in acque superficiali o un danneggiamento. Ed è il procedimento per decreto penale: il pubblico ministero, allo stato degli atti, quando ritiene che si debba applicare solo una pena pecuniaria, anche se in sostituzione della detenzione,chiede al Gip l’emissione di un decreto penale di condanna. Il Gip accoglie o respinge. Se accoglie, il decreto penale è comunicato all’interessato che paga e non ci pensa più. Se non vuol pagare, fa opposizione e va a processo, con tutti i rischi del caso, anche quello di bruciarsi la condizionale, se ha già una condanna sospesa sulle spalle. In ogni caso il processo dev’essere celebrato: ecco perché le aule s’ingolferanno. Lo dicono i numeri: in tutto il 2008, sono stati emessi 1.740 decreti penali. Fino a ieri, ne erano stati emessi 1.857. Prima,  le pene pecuniarie prevedevano un minimo di 38 euro, ma il pm poteva chiedere anche l’applicazione di una pena diminuita sino alla metà del minimo. Adesso, sono attese le “stangate”, previste dal pacchetto sicurezza e le valanghe di opposizioni, confidando che il passar del tempo, nuovi provvedimenti legislativi, prescrizioni o  altre pensate riportino le cifre all’equità sociale.
Maria Castelli

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