Contro il muro protesta globale
Butti e Bruni, il Pdl si spacca

Il partito di maggioranza si spacca sulle paratie a lago e sul pasticciaccio del muro. Il sindaco contro il senatore: "Il partito non è lui". La replica: "Io sto con la città e il sindaco non è la città". Lettere di protesta al giornale da tutto il mondo. Delle paratie si parla anche a New York

COMO - Mentre tutto il mondo ride del "nostro"muro (a La Provincia sono arrivate lettere di prtoesta addirittura dagli Usa) è scontro frontale tra il sindaco Stefano Bruni e il coordinatore del Pdl, il senatore Alessio Butti che, sostanzialmente scarica il primo cittadino. Una guerra che, se si somma alle indiscrezioni che arrivano dai piani alti della politica, potrebbe avere come epilogo la caduta del governo cittadino. I rumors da Milano parlano infatti di rapporti tesissimi anche tra il sindaco e il coordinatore regionale Guido Podestà (sembrerebbe che tra i due ci sia stata una telefonata di fuoco) e la vicenda del muro non ha fatto altro che peggiorare le cose.
A lanciare il primo affondo è stato, ieri mattina, Bruni che rispondendo a una precisa domanda (se il rimpasto di giunta fosse stato concordato con il coordinatore), ha detto: «Alessio Butti non è il partito, è il coordinatore del partito. Il Pdl è un partito che sostiene il ruolo del sindaco, condividendone i problemi e risposte ai bisogni della gente. Mi rifiuto di credere che il coordinatore faccia diversamente». Il senatore, nel rispondere da Roma, è un fiume in piena e non risparmia giudizi pesantissimi. «Avrei preferito tacere - dice - ma visto che mi tira in ballo dico che ha ragione, io sono il coordinatore di un partito al quale non è consentito dal sindaco condividere delle scelte. È vero, io non sono il partito, ma Bruni non è la città e mi sembra che la reazione di questi giorni l’abbia ampiamente dimostrato. Io sto con la città, una città imbufalita».

E ancora: «In questi giorni non sono riuscito a parlare con lui. Non ha risposto al telefono nemmeno ad altri dirigenti del partito e prendo atto che il sindaco più rimpastato d’Italia ha deciso di procedere con l’ennesimo rimpasto. Io non mi occupo di regolamenti di conti, ma faccio politica e, dato che quello in atto è un regolamento di conti, (fuori Rallo, non sostituzione di Cattaneo, lavori pubblici a Gaddi, Caradonna confermato, ndr) originato per altro dal recente maldestro (ha liquidato due tra coloro che presero più voti e, quindi, in barba alla volontà dei cittadini) rimpasto gestito da Bruni qualche mese fa, io qui mi fermo. A giudicare da tutti questi rimpasti evidentemente non ha dimestichezza nella scelta dei collaboratori e degli incarichi».
In molti leggono il valzer in giunta predisposto dal sindaco come punitivo nei confronti dell’assessore alla Cultura Sergio Gaddi (colpevole di aver definito «ecomostro» il muro) con l’assegnazione della delega ai Lavori pubblici (la più pesante in termini di gestione per l’impatto sui cittadini) e come incomprensibile la caduta della testa del collega all’Urbanistica Roberto Rallo e il salvataggio di Fulvio Caradonna.

Una lettura che Butti sottoscrive: «Qui chi parla viene punito. Se non si è d’accordo con lui, alza la voce e minaccia le dimissioni. Sono due anni e mezzo che lo dice. L’ha fatto trenta volte, ma le dimissioni si danno, non si minacciano. Decida: se resta, lavori». E sul siluramento di Rallo: «Bruni fa il killer per conto terzi, che sono poi gli stessi che lo hanno voluto fortissimamente in giunta. Ognuno si deve assumere la sua responsabilità. È strabiliante la grande capacità di trovare capri espiatori, dare le pagelline mentre lui si autoassolve sempre. Non è possibile». E sul rimpasto attacca ancora: «Dice che deve procedere come se avesse una spada di Damocle sulla testa, ma alla gente non interessa il rimpasto. La gente vuole la soluzione dei problemi: la Ticosa secretata chissà poi perché, i piani attuativi, il campus fantasma, la metrotranvia promessa». Una rivoluzione che, evidentemente, non è passata dalla segreteria politica: «In tutta Italia - tuona ancora Butti - ci si confronta con i partiti. Qui non è così. Quando era attaccato io lo difendevo, adesso basta: o vuole un rapporto politicamente responsabile o se no faccia quel che crede. Coordino 162 Comunsi senza problemi. I problemi sono solo a Como e li ho ereditati perché il casino era già innescato all’epoca di FI e An e insisto con il dire che lui è sindaco di una coalizione. Si fa sbeffeggiare dai manifesti della Lega senza dire nulla».

E adesso? «Quando si farà trovare al telefono e sarà disponibile a un dialogo civile ci sarò. Capisco i problemi, le frustrazioni per la mancata candidatura, dico che sono disponibile a lavorare per la città con una persona che si fa suggerire da analisti lucidi. Questa volta ho deciso. Sto con la mia città: non è possibile che ogni volta negli ultimi anni quando si è parlato di Como lo si è fatto in termini negativi. Sono due anni e mezzo che dice o si fa così o mi dimetto. Adesso basta». L’ultimo affondo è sulla vicenda muro-Caradonna (in pessimi rapporti con Butti). In maggioranza alcuni consiglieri ne hanno chiesto la testa vedendo in lui la responsabilità. Lapidario il commento del senatore: «Perché non hanno il coraggio di vederla nel sindaco».

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