Paratie, la verità del progettista
«Volevano spendere meno»

Renato Conti, scalzato dal Comune, ha scelto il Rotary per raccontare cos’è successo. Sull’ipotesi di tornare come supervisore: «Devo parlare con il sindaco, vedremo»

Usare soltanto paratie mobili? Costava troppo. Sostituirle, in parte, con barriere-sculture alte al massimo un metro? Costava troppo. Lasciare la direzione lavori in capo ai tre progettisti originari? Costava troppo. Per questo «l’amministrazione stravolse il progetto del ’95 e preferì affidarsi ai tecnici comunali». L’architetto Renato Conti, fino a ieri, sul caso paratie aveva preferito tacere. Ha scelto la conviviale del Rotary Como Baradello per fare chiarezza sul progetto che aveva curato con Ugo Majone e Carlo Terragni, ma anche per raccontare quanto accaduto dal 1994 (anno in cui i professionisti ricevono l’incarico dal sindaco Botta) a febbraio 2005, quando il Comune sfila ai tre la direzione dei lavori. Subito precisa: «Le barriere fisse che avevamo ipotizzato erano delle sculture, un valore aggiunto. Non dei muri. E l’altezza arrivava al massimo a un metro. Per di più, il nostro progetto non prevede di innalzare il livello della passeggiata rispetto al marciapiede esistente». Cosa che, invece, contempla il progetto attuale (passeggiata rialzata di 70 centimetri): «L’altezza massima di un metro da noi prevista sarebbe stata reale, con l’aggiunta tutt’al più dei 20 centimetri di dislivello tra strada e marciapiede». La vista del lago, insomma, sarebbe stata in gran parte salvaguardata: «Il muro appena costruito e al centro delle polemiche, invece, è molto più alto rispetto alle nostre sculture. Ed è alto soprattutto nella zona verso via Cavallotti, dove peraltro risulta del tutto inutile». Ora potrebbe tornare in sella: «Il sindaco mi ha chiesto un colloquio, vuole un parere. Un incarico da supervisore? Vedremo».

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