Affari di seconda mano
La truffa corre on line

La truffa del falso nipote e la truffa del pacco, quella del contatore e quella delle pillole prodigiose: al già fantasioso repertorio, si aggiungono, con frequenza crescente, i raggiri via Internet e in Tribunale, ieri, ne è stato ricostruito uno che ha coinvolto un comasco di 48 anni: Enrico Maiocchi

COMO La truffa del falso nipote e la truffa del pacco, quella del contatore e quella delle pillole prodigiose: al già fantasioso repertorio, si aggiungono, con frequenza crescente, i raggiri via Internet e in Tribunale, ieri, ne è stato ricostruito uno che ha coinvolto un comasco di 48 anni: Enrico Maiocchi.
Parte offesa che non ha incassato il colpo, come invece capita: ha creduto nella giustizia e ha denunciato il responsabile, condannato a quattro mesi di reclusione e a 600 euro di multa. Colpevole è Vitantonio Russo, residente a Chieti, e il suo difensore, l’avvocato comasco Massimiliano Galli, ha rievocato nell’arringa una sentenza del Tribunale di Roma che potrebbe costituire un precedente significativo e che avrebbe potuto salvare anche l’imputato di ieri: «I casi di questo genere non rappresentano una truffa, ma un’inadempienza contrattuale. Sono questione di natura civilistica», hanno stabilito i giudici della Capitale su un’imputazione analoga. Niente appigli, invece, per il pm Vanessa Ragazzi e per il giudice Vittorio Anghileri del Tribunale di Como: è una vera e propria truffa, riconosciuta e punita dal codice penale, quella che si è compiuta via web tra Chieti e la città del lago. La vicenda inizia il 2 gennaio 2008, quando Maiocchi inserisce sul sito Internet Secondamano (il quale non ha alcuna responsabilità nella vicenda) un annuncio per cercare ricambi introvabili di uno scooter. Dopo alcuni giorni, gli risponde Vitantonio Russo, assicurandogli di avere giusto quei ricambi, glieli propone per 300 euro, prezzo del tutto congruo e gli chiede il corrispettivo su una carta di credito prepagata Postapay, lasciando mail e numero di cellulare. Non c’è un altro sistema più comodo, tipo un bonifico, chiede l’acquirente. No, il venditore ha un conto corrente postale, meglio Postapay: sembrava dunque tutto chiaro, tutto attendibile e c’era perfino uno stimato corriere che avrebbe recapitato il materiale a casa, ben imballato, entro due o tre giorni. Ma i pezzi di ricambio non sono mai arrivati e mai Russo ha risposto al cellulare, salvo in un caso, quando assicurò che la merce era stata spedita. «Anzi, mi informi subito appena arriva», si premurò. E si rese irreperibile, anche ieri non s’è presentato a fornire la propria versione dei fatti, né a restituire i 300 euro. La pena è stata sospesa, Russo non ha precedenti, ma s’è bruciato una condizionale.
Maria Castelli

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