Muro, Caradonna sfiduciato non lascia
E Bruni vuole che resti nella giunta

Il consiglio comunale (con 26 voti di cui 11 di maggioranza oltre a tutti i 15 esponenti della minoranza, ma anche con 12 astensioni e solo tre contrari) ha giudicato l’assessore alle Grandi opere Fulvio Caradonna politicamente colpevole del pasticcio del muro delle paratie e ne ha chiesto le dimissioni oppure la revoca che spetta al sindaco Stefano Bruni

COMO Il consiglio comunale (con 26 voti di cui 11 di maggioranza oltre a tutti i 15 esponenti della minoranza, ma anche con 12 astensioni e solo tre contrari) ha giudicato l’assessore alle Grandi opere Fulvio Caradonna politicamente colpevole del pasticcio del muro delle paratie e ne ha chiesto le dimissioni oppure la revoca che spetta al sindaco Stefano Bruni. La difesa del direttore dei lavori, Antonio Viola, («Bruni e Caradonna non sapevano nulla del muro») non ha convinto i consiglieri e, se possibile, ha aumentato la convinzione di più di qualcuno nel votare la sfiducia. E dalla registrazione audio della seduta si sente l’analisi di Bruni e Pastore del voto: «A scrutinio segreto 26 è andata di lusso».
Ieri mattina Caradonna (che subito dopo il verdetto dell’aula si era letteralmente volatilizzato) era regolarmente a Palazzo Cernezzi, ma non ha rilasciato dichiarazioni a parte un «solo un soldato, rispondo al sindaco». Sindaco che non ha intenzione - almeno questa era la posizione fino a ieri sera - di cacciare l’assessore. «Prendo atto dell’esito del voto - ha detto Bruni a caldo - ma da parte mia non c’è sfiducia nei confronti dell’assessore Caradonna. Nei prossimi giorni valuteremo la situazione anche con la maggioranza. È una decisione solo del sindaco, non del partito». Nella giunta del pomeriggio con un Caradonna che non ha aperto bocca, il sindaco ha sostanzialmente ribadito che lo lascerà al suo posto e ha tirato le orecchie alla Lega che sul voto di censura (una sorta di ammonizione, senza conseguenze pratiche) si è astenuta in blocco.
Il caso, comunque, politicamente è aperto. Il coordinatore provinciale del Pdl Alessio Butti rinvia tutto a domani: «Per rispetto delle prerogative e del ruolo del consiglio comunale - ha commentato - non mi esprimo sul merito della sua decisione. Da tempo ribadisco la disponibilità del partito a dialogare con il sindaco, va da sè che per dialogare occorre essere in due. Nella riunione fissata per venerdì tra me, il mio vice Pozzi e il sindaco parleremo serenamente e diffusamente della situazione venutasi a creare».
La Lega Nord chiede le dimissioni o la revoca di Caradonna: «Credo che il sindaco debba fare una riflessione - ha tuonato Guido Martinelli - perché questa sfiducia è molto diversa dalle precedenti: c’è stato un plebiscito e un voto quasi unanime e questo è un chiaro messaggio politico. La critica è dell’intera città nei confronti dell’operato dell’assessore. Abbiamo voluto lanciare, con l’astensione sulla censura, un ulteriore segnale al sindaco: non è sicuramente in dubbio la fiducia nei suoi confronti, ma è anche vero che non siamo qui solo per accettare passivamente delle decisioni non condivise. Non escludiamo nessuna possibilità per il futuro e se la situazione resterà invariata sottoporremo la questione a tutti i livelli del partito».
A questo punto saranno fondamentali i prossimi due giorni, anche se la maggioranza degli osservatori del Palazzo scommette che Bruni non sposterà Caradonna. Gli esiti politici, però, sono imprevedibili poiché a molti consiglieri di maggioranza il salvataggio a tutti i costi dell’assessore non piace e potrebbero quindi decidere di aprire ulteriormente le ostilità nei confronti del primo cittadino.
Gisella Roncoroni

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