Ladri riconosciuti e liberi
Spunta l'alibi, nuovo rinvio

Hanno un alibi. Colpo di scena al processo a due giostrai di Monza, Gina Dori, 59 anni, e Michele Huier, 42 anni, madre e figlio, accusati di furto aggravato  ai danni di una 62enne di Como, sabato scorso, nel parcheggio del supermercato del Dadone

COMO Hanno un alibi. Colpo di scena, ieri, al processo a due giostrai di Monza, Gina Dori, 59 anni e Michele Huier, 42 anni, madre e figlio, accusati di furto aggravato  ai danni di una 62enne di Como, sabato scorso, nel parcheggio del supermercato del Dadone. È stata distratta con uno stratagemma, lei si è chinata sotto l’auto e poco dopo s’è accorta che la borsa sul sedile a fianco non c’era più. Conteneva mille euro, i documenti e soprattutto il cellulare con le foto e gli ultimi sms del marito che ora le può mandare solo messaggi dall’Eternità. Era passato da poco mezzogiorno. Verso le 17, sarà rintracciato lo stesso Suv che aveva affiancato la donna al supermercato: era in via Pasquale Paoli, ha imboccato la Napoleona, si è impegolato nel traffico del Giro di Lombardia, la Polizia l’ha bloccato, ha portato in Questura madre, figlio e gli altri familiari, la pensionata ha riconosciuto Michele Huier come l’uomo che l’aveva intrattenuta per 30 secondi al Dadone e Gina Dori come la donna che stava sul Suv. «Sono una ex parrucchiera - ha detto - non poteva sfuggirmi l’acconciatura. E adesso capisco che in questi giorni, s’è rifatta la tinta». Ha riconosciuto ancora anche lui, salvo un particolare dei denti. A lungo, il giudice Alessandro Bianchi e il pm Vanessa Ragazzi hanno interrogato i testimoni della difesa sostenuta dall’avvocatessa Livia Zanetti, dopo le deposizioni di un agente della Volante e della parte offesa. In sintesi: Gina Dori e il figlio erano a Cinisello Balsamo intorno a mezzogiorno di sabato, in un negozio di articoli da campeggio ad acquistare una lavatrice a freddo. Commesse e cassiere del negozio si ricordano benissimo e c’è pure lo scontrino, staccato alle ore 12,04; nel pomeriggio erano a Como per cercare un’area dove piazzare le giostre. Il giudice ha disposto l’acquisizione delle immagini registrate dalle telecamere e altri supplementi d’indagine. Il processo riprende il 5 novembre, ma l’udienza ha avuto una coda fuori dall’aula: le lacrime della pensionata, sempre stretta tra i figli. Tensione, sgomento, fiducia nella giustizia, ma amarezza per tutte le procedure che comporta. Lei non chiede altro che la restituzione di quanto ha di più sacro: i ricordi.
Maria Castelli

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