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Sabato 24 Ottobre 2009
Scuola, erano 500 al corteo
contro la riforma Gelmini
«Con questa riforma a scuola non si torna». La protesta degli studenti comaschi, cominciata un anno fa, è ripartita così: con uno slogan che riassume in otto parole il dissenso nei confronti del decreto Gelmini. La manifestazione è stata organizzata dal comitato Pandora
COMO «Con questa riforma a scuola non si torna». La protesta degli studenti comaschi, cominciata un anno fa, è ripartita così: con uno slogan che riassume in otto parole il dissenso nei confronti del decreto Gelmini. La manifestazione è stata organizzata dal comitato Pandora, un gruppo di studenti lariani nato a gennaio con l’intento di riflettere su tematiche socio-politiche tra cui, per l’appunto, la recente riforma scolastica. In più di cinquecento ieri mattina, tra studenti di scuole superiori e università, si sono dati appuntamento in piazza Vittoria, per far sentire la propria voce. Un corteo compatto, senza bandiere né slogan politici che, del resto, «non avrebbero avuto motivo di esserci, trattandosi di un provvedimento che - come spiega Alberto Bolla, uno degli organizzatori - interessa tutti gli studenti, a prescindere dall’orientamento politico». «Non abbiamo un’ideologia politica ben precisa - spiega Christian Facchinetti, del comitato Pandora - ma ci poniamo in modo critico nei confronti della situazione attuale. Il nostro intento è quello di stimolare la riflessione tra i ragazzi. Di evitare, insomma, che qualcuno decida come pianificare il nostro futuro senza che noi nemmeno che ne rendiamo conto». «Studenti più ignoranti, più facili da governare», recita uno degli striscioni che sfilavano ieri nel corteo «È così che ci vorrebbe questo governo - afferma Filippo Taddei, rappresentante degli studenti del Giovio - per questo motivo è fondamentale che ci teniamo aggiornati su quel che sta accadendo». E proprio gli studenti del liceo scientifico sono sembrati ieri i più infervorati; dal settembre prossimo vedranno infatti decimati i corsi con indirizzo sperimentale. «Il decreto spazzerà via i progetti assistiti dal ministero e le tantissime sperimentazioni attivate fino ad ora - spiega Lucia D’Apolito, studentessa dell’istituto di via Paoli - Il che vuol dire che corsi come il maxi sperimentale linguistico, a cui io stessa sono iscritta, dall’anno prossimo non esisteranno più». «Come creeremo il nostro futuro senza istruzione?», si chiede Michele Bianchi, studente universitario e organizzatore della manifestazione. E lo chiede a tutto il corteo, lo grida forte dentro ad un megafono e le strade del centro storico per un attimo rimbombano dell’eco delle sue parole: «Che Paese è un Paese che non investe sui giovani e sulla cultura? Spetta a noi studenti lottare per il nostro futuro». E c’è chi, come Valeria Ciceri, proprio pensando al futuro, ha scelto di scappare dall’Italia. «Partirò tra qualche mese per l’America - dice - ed è lì che intendo svolgere i miei studi universitari. Sono stanca di vivere in un Paese in cui quello allo studio sta diventando un privilegio più che un diritto». Tanti quindi i messaggi lanciati nella manifestazione di ieri, ma più degli slogan e delle parole gridate, ha reso forse la frase scritta su uno degli striscioni, che la dice lunga sull’indignazione di chi l’ha scritta: «Oltre ai fondi, ci han tagliato anche le parole».
Maddalena Massafra
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