Resa dei conti finale nel Pdl
Bruni a Butti: «Io mi ribello»

È un clima da resa dei conti quello del Pdl a Como città. Il convegno di amministratori organizzato da una larga fetta del partito (i rappresentanti di circa sessanta comuni) a Villa Olmo, si è trasformato inevitabilmente in teatro di scontro tra i maggiori protagonisti

COMO È un clima da resa dei conti quello del Pdl a Como città. Il convegno di amministratori organizzato da una larga fetta del partito (i rappresentanti di circa sessanta comuni) ieri a Villa Olmo, si è trasformato inevitabilmente in teatro di scontro tra i maggiori protagonisti. Il sindaco, Stefano Bruni, ha preso la parola («non sono stato invitato, ma sono venuto lo stesso») e attaccato il partito, scagliandosi contro il coordinatore provinciale, il senatore Alessio Butti. «La lettera (si riferisce al documento di sostegno all’operato di Butti nel quale si analizza il caso Como dicendo «noi stessi siamo amministratori e proprio per questo non ci sentiamo divinità, ma ascoltiamo quello che dice la nostra gente e il nostro partito», ndr) - ha detto Stefano Bruni - è un passo indietro, non un valore aggiunto». Ha precisato che, per il coordinatore, «è un segno di fragilità» aggiungendo che «poi ci dirà che non è originata da lui e che ringrazia». E ancora: «Sarebbe stata utile quattro o cinque mesi fa quando a Como eravamo nella bagarre ed era stato chiesto al partito di intervenire e non è avvenuto. Tutti gli ex di FI si sono messi insieme: in 17 sono tutti d’accordo ed è un miracolo. Il 90% del gruppo di trova d’accordo e dal partito arrivano dichiarazioni che dicono che sono bande. Mi aspettavo che il partito dicesse, invece: "Era ora". Siamo al servizio della gente, abbiamo il mandato dai cittadini o dal coordinatore provinciale? Questo va chiarito. La politica deve essere a supporto di chi mette la faccia». E ha citato il caso del muro dicendo: «Mi ribello al partito, non ad Alessio». In pratica ha denunciato la mancanza di supporto del Pdl nella vicenda e ha accusato Butti di aver fatto nei suoi confronti «attacchi pubblici violenti e volgari». Ha chiuso dicendo: «Chiediamo qualche mese, se non funziona andiamo a casa tutti. Ma il partito deve essere in grado di portarci almeno fino al voto (va inteso le regionali, ndr)». In sala l’ex assessore all’Urbanistica Roberto Rallo (revocato due settimane fa dal sindaco) che non ha risparmiato cristiche: «Quando il sindaco pensa di rappresentare da solo la maggioranza della città si comporta come una lista civica. I 17? Chi sono? Da loro c’è un silenzio assordante. Sul muro il primo messaggio è stato del partito (è uno scempio), la Lega perché sa fare politica ha fatto lo stesso, i dirigenti regionale lo stesso. L’unica distonia, che ci sta facendo perdere voti, è stata quella del sindaco. Il problema è che quell’opera va abbattuta. Non ci si può mettere contro il partito, la città, gli alleati, solo perché si pensa di essere una lista civica». Il "caso Como" ha portato l’assessore provinciale Patrizio Tambini a dire: «Como deve avere la sua responsabilità. Se si chiede l’autonomia la si deve portare fino in fondo. Non ci sono altre verifiche, altre prove del nove». Il vice coordinatore Giorgio Pozzi ha detto che «il partito ha il dovere di difendere i proprio sindaci, sempre», ma quel suo «serve la voglia, non apparente, di risolvere i problemi» a molti è sembrato un messaggio a Bruni.
L’intervento finale è stato quello del coordinatore Alessio Butti che ha esordito dicendo che «in democrazia i numeri contano, 260 amministraztori di 60 comuni sono straordinari». Su Como ha parlato di «fotografia di quanto succede da due anni» e ha sottolineato che i vertici regionali del partito «in presenza del sindaco hanno detto che su 1500 comuni lombardi, Como è quello che negli ultimi mesi ha creato più problemi. Il partito deve difendere gli amministratori, ma deve essere messo nella condizione di farlo. In Comune a Como Bruni parla di 17, ma il Pdl è fatto da 21 e chi fa il sindaco ha il dovere di coordinare tutto il gruppo. La democrazia è il partito, non l’eletto». E non ha mancato di lanciare frecciate (senza mai citarlo) al consigliere regionale Gianluca Rinaldin («le liste per le regionali saranno competive, non ad hoc») e a Bruni: «Ocorre ascoltare quello che dice la città anche quando si pensa di aver ragione».
Gi. Ro.

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