Di amianto si muore ancora
Un caso al mese sul Lario

Una sua fibra è 1300 volte più sottile di un capello umano, eppure l’amianto continua a uccidere. Negli ultimi nove anni, in provincia di Como, 134 persone - una al mese - si sono ammalate di mesotelioma, il terribile tumore causato proprio dall’inalazione di polveri d’amianto. E il peggio, dicono gli esperti, deve ancora arrivare

COMO Una sua fibra è 1300 volte più sottile di un capello umano, eppure l’amianto continua a uccidere. Negli ultimi nove anni, in provincia di Como, 134 persone - una al mese - si sono ammalate di mesotelioma, il terribile tumore causato proprio dall’inalazione di polveri d’amianto. E il peggio, dicono gli esperti, deve ancora arrivare: la malattia si manifesta dopo 20-40 anni dall’esposizione e il picco di casi è atteso quindi per il 2020, quando emergeranno i danni causati dall’uso massiccio di questa sostanza nei primi anni Ottanta. Proprio l’Italia ne è stata tra i maggiori produttori e utilizzatori. L’amianto, miscelato con il cemento, serviva per produrre l’eternit, ampiamente sfruttato come isolante per edifici, tetti, navi, treni, così come per pavimenti, tegole, tubi. Ma era contenuto anche nei telai, fatto che spiegherebbe almeno in parte l’elevata incidenza dei mesoteliomi registrata sul Lario tra le donne, con 2 casi ogni 100mila abitanti rispetto a una media nazionale di 1,09. In provincia di Como è più alto rispetto alla media italiana, comunque, anche il dato sull’incidenza della malattia tra gli uomini: 2,76 ogni centomila residenti, contro 2,17. A livello regionale, stando all’ultimo rapporto del Registro di mesoteliomi in Lombardia, il territorio lariano è al sesto posto per numero di casi segnalati negli ultimi nove anni, alle spalle di Milano (1.027), Bergamo (463), Brescia (349), Varese (285) e Pavia (195). «Il mesotelioma pleurico – spiega il primario di Oncologia del Sant’Anna, Monica Giordano – è uno dei tumori più aggressivi ed è inguaribile. La sopravvivenza media, dal momento della prognosi, è di circa otto mesi». La legge ha vietato nel 1992 la produzione, l’utilizzo e la vendita dell’amianto, eppure questo mix di minerali è ancora presente in tanti ambienti di vita e di lavoro, anche in città. E la forma più diffusa è proprio quella delle coperture in eternit. Il piano regionale di bonifica, partito nel 2006, è arrivato per ora al 35% dei siti segnalati e in Lombardia l’amianto è dunque ancora presente in oltre 18mila edifici. Per facilitare l’individuazione di ulteriori siti da bonificare, gli esperti fanno appello al senso civico dei cittadini, chiedendo di segnalare ai Comuni l’eventuale presenza di eternit sul territorio. In teoria anche l’esposizione a una sola fibra può causare la malattia, ma un’esposizione prolungata nel tempo o ad elevate quantità aumenta esponenzialmente la probabilità di ammalarsi, cosa che comunque avviene in meno del 10% dei casi. Per i lavoratori che sono stati esposti per più di dieci anni, per chi si è ammalato in seguito a «comprovata esposizione» e per tutti i lavoratori di cave e miniere di amianto la legge prevede una serie di benefici previdenziali. Sul Lario, proprio in questo periodo, 21 lavoratori dell’ex «Falck» di Dongo stanno portando avanti le procedure per ottenere dall’Inail il riconoscimento dei benefici che spettano a coloro che per anni hanno respirato polvere di amianto.
Michele Sada

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