Gli ultimi segreti del killer:
la pistola e gli orologi

Giornata cruciale per l'inchiesta: Leonardo Panarisi viene sentito in carcere dal pubblico ministero. Forse oggi l'istanza di scarcerazione per Davide Terraneo

Giornata importante per il futuro dell’inchiesta sulla morte di Antonio Di Giacomo. Oggi pomeriggio il pm Antonio Nalesso dovrebbe incontrare in carcere Leonardo Panarisi, 52enne di origini siciliane (con residenza a Tavernerio) indagato per omicidio volontario insieme al 34enne comasco Emanuel Capellato. Panarisi, che durante l’interrogatorio di convalida davanti al gip Pietro Martinelli si era avvalso della facoltà di non rispondere, avrebbe chiesto di essere sentito dal pm, al quale vuole, evidentemente, riferire particolari sul delitto. Di domande in sospeso, al di là di quel che eventualmente dirà lui, ce ne sono ancora diverse, alcune delle quali centrali. La prima concerne l’arma usata per sparare, di cui non è stata trovata traccia, la seconda riguarda gli orologi di Di Giacomo, in tutto cinque, contenuti in uno zainetto e probabilmente anche legati al movente dell’omicidio. Non c’è traccia né dell’una (la pistola) né degli altri. All’inizio dell’inchiesta si era ipotizzato che si trattasse di orologi contraffatti ma in realtà in quello zainetto dovevano esserci anche un Rolex «Daytona» e un Patek Philippe genuini, per un controvalore di svariate migliaia di euro. Oggi, comunque, è anche il giorno di Davide Terraneo, il terzo indagato, sia pure con accuse limitate a un’ipotesi di favoreggiamento nei confronti di Capellato. Il suo avvocato, il penalista comasco Giuseppe Sassi, dovrebbe presentare un’istanza di scarcerazione, forte anche dell’esito degli interrogatori dei primi due che, praticamente all’unisono, lo avrebbero scagionato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA