Arrestata nel covo di Binago
la banda dei rapinatori di benzinai

Erano in sei, quattro albanesi e due italiani e, secondo gli agenti della Questura di Varese sono gli autori di una serie di rapine nel Comasco e nel Varesotto. L'ultimo assalto ai distributori di benzina di Lomazzo e Fenegrò di ieri pomeriggio

BINAGO - Sono accusati di aver messo a segno qualcosa come undici rapine in poco più di un mese e mezzo; rapine che avevano come principale obiettivo quello di acquistare cocaina.Venerdì la loro "carriera" ha subito un brusco stop grazie alla squadra mobile di Varese che li ha arrestati nel loro covo: a Binago, in via San Pietro. Si tratta di due italiani e di quattro albanesi: Carmela Pietrapertosa, 31 anni, residente a Varese; Ettore Fusco, classe 1977, di Albiolo; Virjon Haskaj detto "Jon", 21enne di Montano Lucino, regolare in Italia; il fratello Leonard ("Leo") di Solbiate Comasco; Elidon Xifa soprannominato Giovanni, clandestino del 1978, abitante a Binago; e Armir Paza, classe 1975, di Olgiate Comasco, anche lui irregolare.
Nonostante le diverse provenienze, passavano molto tempo insieme nell’appartamento di Binasco, scelto come base. Sono accusati di rapina aggravate e di detenzione di armi. Fa eccezione soltanto Leo, che al momento non sembra essere collegato ai saccheggi; per lui l’accusa è di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio: nella sua abitazione, infatti, sono stati trovati 30 grammi di cocaina, più altri 70 grammi di marjuana.
Secondo gli inquirenti, agivano sempre in tre o quattro, con il volto coperto dal passamontagna e con addosso abiti e accessori di foggia paramilitare. In più occasioni, subito dopo aver fatto irruzione, hanno sparato un colpo di pistola verso l’alto, tanto per fare capire che non scherzavano; una volta hanno addirittura accoltellato al fianco un ristoratore, "colpevole" di non essere abbastanza rapido nel consegnare i soldi della cassa. La loro fortuna è declinata dopo l’assalto al supermercato Gs di largo Gajard, a Varese, lo scorso 29 marzo: lì una telecamera di sorveglianza aveva ripreso la targa dell’auto utilizzata per la razzia, riconducibile alla Pietrapertosa. Un dettaglio che ha permesso agli investigatori di risalire alla banda 

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