«Fissiamo la morte negli occhi
Per vivere la vita ogni istante»

DIOGENE / I cinquanta volontari dell’hospice di Mariano Comense: «Presenza, ascolto, fiducia e accoglienza sono fondamentali»

Un volontariato militante per la vita. Hanno a che fare tutti i giorni con la morte, la guardano dritta negli occhi delle persone che accompagnano nel loro ultimo tratto di strada, ma sono innamorati della vita e fino alla fine pensano che vada vissuta con dignità e circondati di affetto.

A confronto con la perdita

I cinquanta volontari dell’associazione il Mantello di Mariano Comense conoscono benissimo la realtà dell’hospice dell’ospedale Felice Villa. In hospice ci entri e non ci esci, sai di andare incontro a un punto di ritorno. Nessuna guarigione, nessuna speranza. Ce lo ha ben chiaro chi sceglie di confrontarsi con questa forma di ascolto e supporto all’altro. Un volontariato delicato, complesso, per cui è necessaria una formazione dedicata. Perché tutti, prima o poi ci confrontiamo con il lutto, con la perdita, ma per seguire una persona che ci sta lasciando e essere di aiuto alla sua famiglia, bisogna essere liberi dal proprio vissuto e avere elaborato il dolore.

«Per far parte della nostra équipe di volontari - spiegano le due psicologhe del Mantello, Chiara Mauri e Giada Bartocetti - è necessario che la persona che vuole intraprendere questa strada non abbiamo avuto lutti gravi nel corso dei due anni appena trascorsi. Ogni due anni teniamo dei colloqui per testare l’idoneità psichica ed emotiva delle nuove leve. Un colloquio di conoscenza serve per conoscersi e capire insieme se e come si può lavorare. Poi seguirà in corso di otto incontri sulle tematiche del fin di vita e delle cure palliative. Anche quest’anno in autunno partirà la nuova edizione della formazione».

La peculiarità di questo volontariato sta proprio nella capacità di ascoltare l’altro e di sollevarlo, anche per un momento, della propria pena.

«I nostri volontari si occupano sia di essere presenti in hospice che di accompagnare i medici a domicilio. Il loro ruolo – continuano le psicologhe – è soprattutto di intermediari con le famiglie del paziente. La presenza, l’ascolto, l’accoglienza sono fondamentali per chi vive un passaggio del genere. E spesso i volontari arrivano a capire le esigenze dei parenti, instaurando con loro un rapporto autentico, di fiducia e vicinanza». Al Mantello c’è anche chi decide di mettere a disposizione il proprio tempo per gestire il front office o ancora per i vari progetti, come quelli nelle scuole, volte a trattare con i ragazzi il tema della perdita e della morte o ancora di occuparsi degli eventi di raccolta fondi o di comunicazione.

Tutti fanno la loro parte e la fanno bene, con la voglia di donare e di incontrare l’altro.

«Una parte importante viene svolta anche dopo che il paziente è deceduto. I volontari non abbandonano le famiglie, a cadenza le contattano e cercano di essere attivi anche nella loro elaborazione del lutto, per non fare che si sentano abbandonate: la relazione che si instaura è potente. Ecco perché la formazione dei volontari è permanente, ci sono incontri mensili in cui il confronto è continuo».

Il gruppo di lavoro è coeso e molto comunicativo. È composto da tante persone in pensione, fino a chi ha 70 anni, e poi ci sono alcuni giovani, tra i 20 e i 30 anni. «Un numero su tutti mette in luce l’operato dell’associazione - interviene Enrica Colombo, presidente del sodalizio - Si tratta della cifra che quantifica il tempo dedicato a pazienti e progetti, che nel 2018 è stato di 8.810 ore, quota che corrisponde al monte ore del lavoro di 5 persone in un anno. Le risorse umane (soci impegnati nell’associazione, volontari, dipendenti e collaboratori) e le risorse economiche (derivanti dai soci e sostenitori, introiti 5x1000, contributi vari) sono quindi i due elementi fondamentali che consentono la vita dell’associazione e ci permettono di continuare nelle vostre tante attività, con passione».

I progetti che si portano avanti infatti sono tanti.

Sono passati 25 anni dalla nascita dell’associazione Il Mantello e il suo percorso, in parallelo con lo sviluppo delle Cure Palliative della ASST Lariana, si è rivelato un modello vincente. Di anno in anno sono in crescendo le cure in hospice e a domicilio dei pazienti, in day hospice e in ambulatorio; sono state introdotte le “Cure Simultanee precoci” e le consulenze, gli interventi delle psicologhe per l’affiancamento nell’affrontare la terminalità e nell’elaborazione del lutto complicato.

Le case dell’associazione

«Abbiamo individuato con la Asst e l’Associazione A.Ma.Te una sede decentrata per essere sempre più vicini al bisogno in un territorio così vasto - proseguono le psicologhe - È venuta poi la “Casa di Pollicino”, un appartamento in hospice pensato per ospitare pazientipediatrici e i loro familiari. Abbiamo ristrutturato e aperto “Casa il Mantello” dove volontari preparati e formati sono a disposizione della popolazione e di altre associazioni per aiutare in questi difficili tratti di cammino e formare insieme una comunità più solidale. Infine ci impegniamo tutti i giorni nella costruzione della rete di cure palliative con il DICP in cui siamo i rappresentanti delle associazioni di volontariato della provincia di Como al tavolo delle rappresentanze».

L’obiettivo primario del Mantello è chiaro: «Diffondere il diritto che la vita va vissuta a pieno in ogni sua stagione, in ogni attimo, in ogni tratto, anche nell’ultimo, anche in quello più doloroso per noi e per chi ci sta accanto».n 
Laura Mosca

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